Il fatto dominante della settimana resta quello concernente l’enorme fenomeno della migrazione, su cui è intervenuto l’incontro francese ad altissimo livello, con i premier dei principali Paesi europei e africani in qualche modo coinvolti nel fenomeno. L’ottimismo ufficiale che se ne è voluto proclamare è da suddividere in alcune componenti. Del tutto vacuo se concerne il Paesi della fascia subsahariana, paesi corrotti e in mano a dittatori, che non hanno né mezzi né volontà per fermare masse di profughi in fuga dalle pessime condizioni di vita che loro stessi contribuiscono a mantenere, La soluzione a questo problema può venire solo tra decenni, dovremmo davvero impostare, come ha detto una volta Sgarbi, tra tante cose sgangherate che usa pronunciare, un neo-colonialismo di segno contrario a quello del passato. Allora i Paesi progrediti dell’Occidente sottraevano alle colone le loro risorse di ogni genere, ora al contrario dovrebbero mandare forze, soldi, quadri dirigenti per tentare di installare là industrie capaci di assorbire la mano d’opera locale evitandone l’esodo verso condizioni migliori di vita. Sarebbe anche un modo per sopperire alla nostra disoccupazione giovanile. Diciamoci la verità, l’incremento del Pil dalle nostre parti non potrà ormai che registrare piccoli incrementi di poche unità, o decimali. Inoltre i nostri giovani sono riluttanti a svolgere quei lavori bassi e manuali cui ormai vengono impiegati gli extra-comunitari. Se dunque i nostri giovani intendono esercitare ruoli superiori, vadano a dirigere questo possibile programma di sviluppo nelle ex-colonie.
La speranza, ora, è che forze libiche locali intervengano a fermare gli scafisti. Se noi li paghiamo per fargli esercitare un simile controllo, mi sembra cosa giusta e opportuna. Ridicolo invece è supporre che noi paghiamo direttamente gli scafisti, che non hanno nessun tornaconto a porre fine al loro redditizio commercio. Però si fa avanti l’esigenza che le autorità libiche vogliano creare sulle loro sponde dei luoghi di permanenza di passabile livello umano. E’ giusta la pretesa, espressa da Tajani, che l’Europa voglia sborsare a tale scopo i miliardi di cui è stata generosa con la Turchia di Erdogan per indurlo a bloccare la via dei Balcani. Intervengano sia l’EU sia l’ONU per verificare che questi siti di giacenza in Libia siano gestiti in modo corretto.
Ma siccome continuerà sicuramente l’esodo via mare di profughi sulle incerte carrette degli scafisti, anche da noi si dovrebbe procedere allo stesso modo, aumentando di numero e migliorando nella qualità di gestione i nostri centri di accoglienza. Nei quali, certo, si dovrà procedere all’identificazione dei profughi, ma si lasci cadere la vana pretesa di stare a distinguere tra migranti in fuga da conflitti e altri spinti dalla fame, dal bisogno materiale. E, per le ragioni dette sopra, si lasci pure cadere la speranza di un rinvio di un buon numero di questi profughi nei Paesi d’origine. Ce li dobbiamo tenere noi, tentando una davvero utile operazione, di invitarli a svolgere quei lavori materiali cui i nostri giovani sono del tutto riluttanti, e che già oggi vengono svolti da profughi giunti presso di noi in ondate precedenti, e malamente sfruttati dalle varie forme di caporalato, La Mrekel in parte lo ha capito, questa potrebbe essere una utile riserva di forze lavorative per un’Europa in crisi demografica, e in preda a una evidente rinuncia da parte dei nostri giovani a fare lavori di bassa manovalanza. Solo alla luce di questi criteri potrebbe avvenire una ricollocazione dei rifugiati via dai siti di accoglienza, verso Paesi che ne facciano richiesta per coprire posti di lavoro altrimenti disertati. Insomma, una redistribuzione ben calcolata e ben finalizzata.