Questa volta il misero grillo parlante che qui si agita nel vuoto e nel silenzio ha sbagliato tutti i pronostici, e i desideri, circa la soluzione della crisi governativa a seguito delle ultime elezioni. Il colpevole di questo esito perverso e nocivo delle cose è soprattutto il presidente della repubblica Mattarella, verso cui indirizzo un “empeachment” se non altro morale. Per uscire dalla crisi egli ha appoggiato in tutti i modi possibili la nascita di un governo giallo-verde, in piena opposizione alla sua stessa collocazione partitica e storia politica, di persona nata nell’ambito della DC di sinistra, ed eletto per merito di Matteo Renzi, contro i voti sia della Lega che dei Pentastellati. Naturalmente Mattarella si potrebbe difendere osservando che altro non è stato se non il corretto esecutore del responso voluto dal popolo italiano. Ma lui per primo avrebbe dovuto riconoscere che i vincitori non sono stati affatto due, Salvini lo si poteva considerare in questa veste, ma solo in quanto capo della coalizione di centrodestra, da cui proprio per tenace azione del Presidente è stato svincolato. Col suo 17% dell’esito elettorale Salvini era confinato solo al terzo posto, superato dal 19% del Pd. Si dice che il Presidente fosse terrorizzato dalla paura di dover indire nuove elezioni, ma questo sarebbe stato un trauma inferiore a quanto poi è accaduto, di dare il Paese in mano a due populismi, con orrida prestazione che ci mette all’ultimo posto in Europa. A nuove elezioni sono andate la Grecia e la Spagna, che forse sta per andarci ancora una volta, stava per essere pure il destino della grande Germania, ne è a un passo l’Inghilterra, ne è esente solo la Francia, ma per un lontano merito di De Gaulle che ha introdotto il ballottaggio nella costituzione. Si dice anche che il rischio dell’andare a nuove elezioni stava nella possibilità che ne venisse un esito simile al precedente, e questo per colpa dell’”infame” Rosatellum, ma mi si dica se, costretti a ritornare al proporzionale, questa legge, con l’introduzione dei collegi, non sia un modo per smussarne gli effetti perversi. Mi si confermi anche se è previsto o no il premio di maggioranza al 40%, con la conseguenza che ormai un blocco di centrodestra, data la indubbia crescita della Lega, sarebbe quasi sicuro di superare quella soglia. Mattarella doveva favorire questa ipotesi, in quanto un populismo per volta è meglio della somma disastrosa di due messi insieme, inoltre nella coalizione di centrodestra ci sarebbe stata anche la componente berlusconiana di FI, che ora, dispiace dirlo a un “sinistro” come me, pare essere l’unica a ragionare bene, a denunciare limiti e pericoli del pur ancora alleato in tante sedi Salvini. Mattarella ha atteso paziente che i due populismi riuscissero a andare a giuste nozze, quasi come un contadino assiste trepidante ai tentativi di un toro di ingravidare la vacca renitente. Quando c’è stata una esplicita e violenta rottura tra Lega e Cinque stelle, il Nostro ha mancato l’occasione per fare il suo governo di emergenza. L’unico punto a suo favore è almeno di aver rifiutato la candidatura di Savona a ministro dell’economia, con la tardiva nomina conferita al povero Cottarelli per tentare di raddrizzare una barca ormai compromessa. Questa vittima sacrificale avrebbe dovuto rifiutarsi, e anche evitare di pronunciare “nobili” parole di congedo, anzi, inveire contro chi ha lasciato incancrenire la crisi, precipitandosi poi a ricomporne i cocci nella direzione tanto desiderata. Ora nelle peste ci siamo noi, se c’è una logica sia lo spread sia le borse dovrebbero sconfessare il matrimonio fuori natura, sconfiggerlo, impedirgli, come si dice, di mangiare il panettone, o peggio ancora, di bere il vino novello. Ma si dice anche che non tutti i guai vengono per nuocere, forse è bene che il popolo italiano si renda conto di quanta sconsideratezza ci sia nel contratto sottoscritto dai due ladroni e ne prenda le debite distanze a una prossima scadenza elettorale. Mi si consenta un ultimo codicillo: ho dovuto fare seppure a denti stretti un elogio di Berlusconi per le sue ferme parole di condanna del pateracchio risultato. Sul fronte socialdemocratico l’unico capace di uguale forza e coerenza è stato Matteo Renzi, mentre i “quaquaraqua” attorno a lui erano pronti a cercare di sostituire Salvini nel matrimonio contro natura con i Pentastellati, anche se ora, Martina in testa, si sbracciano a tuonare contro. Ora nell’elenco dei candidati a salvare le sorti future del Pd vedo comparire tanti bei nomi, ma con omissione del reprobo, dell’innominabile Renzi. Penso invece che solo in un suo ritorno ci potrebbe essere qualche possibilità di futuro.