Il caso del giorno è rappresentato dal ministro della giustizia Nordio, che pare volersi vendicare, ora che si trova su uno scalino più alto, dei suoi vecchi colleghi rimasti al livello di semplici magistrati. Così, è venuto fuori il suo gioco ambiguo nell’alternarsi, vietare le registrazioni delle conversazioni telefoniche, o invece lasciarle, ma solo in pochi casi cruciali, per inseguire delitti di mafia e poco altro. Naturalmente, è giusto stigmatizzare le fughe indebite di notizie, ghiotte per la stampa in quanto rivelano segreti domestici di personaggi in vista, anche se del tutto estranei alle inchieste in corso. Purtroppo però non ci sono vie di mezzo, o si proibiscono del tutto le intercettazioni segrete, o diversamente è ben difficile riuscire a imitare gli usi e abusi che se ne possono fare, Naturalmente non sonio i pensosi magistrati, ex-colleghi di Nordio, a condurre di persona le intercettazioni, queste sono eseguite da tecnici anonimi, da “manine” interessate, da funzionari magari poco pagati, che quindi hanno tutto da guadagnare a farsi pagare le fughe di notizie. E inutile che i giornalisti si appellino alle regole del mestiere, dichiarandosi obbligati a far conoscere quanto gli viene rivelato. Insomma, ci vorrebbe un rafforzamento di un codice etico, di un senso della misura, tale da indurre tutti coloro che vengono in possesso di qualche segreto a non approfittarsene, a non fare un commercio indebito. Se poi si pensa di colpire con sanzioni queste furbe fuoriuscite, come fare a trovare davvero i colpevoli? E dunque, non potendo proibire tout court le intercettazioni, non resta che appallarsi a una sorta di codice etico, che però lascia il tempo che trova.