Logica vorrebbe che per stendere il mio solito Domenicale sul versante politico attendessi il responso delle urne per le elezioni regionali in Emilia Romagna e in Calabria. Lo farò ricorrendo a un lunediale. Ora vorrei esprimere tutta la mia riprovazione per lo stolto cicaleggio dei pur più rinomati opinionisti politici intervenuti nei vari frivoli e inconsistenti salotti televisivi, che hanno dichiarato incomprensibile il balletto per dritto e per rovescio andato in scena a proposito del rinvio a giudizio o meno di Salvini. Per stolta prevenzione ancora una volta si è distinto l’opinionista di “Repubblica”, Stefano Folli, che a quanto pare ha un fatto personale contro il Pd, arrivando a titolare uno di questi suoi contributi faziosi “Un autogoal del Pd”. Questo ci sarebbe stato, se si fosse proceduto lungo la strada auspicata proprio da Salvini, di avviarlo a una specie di martirio, assai redditizio in chiave propagandistica. Tutto chiaro, i suoi soldali dovevano spingerlo allo pseudo-sacrificio, gli avversari impedirgli di giocare quella carta. Se il pubblico non ha capito un gioco così elementare, come hanno chiosato gli inutili commentatori, peggio per lui, vuol dire che è proprio “popolo bue”, come del resto dimostra l’ampiezza nei sondaggi che ancora viene accordata al capo della Lega, che continua imperterrito ad agitare il fantasma dei poveri migranti. Tutt’al più, si potrebbe osservare in merito che meglio era per la sinistra non sollevare per nulla questo caso, o comunque prosciogliere Salvini, proprio per non dargli la palma del martirio, e anche per non imbarazzare i compagni di strada, concordi nel salvarlo nel caso Diciotti, e reticenti, o silenziosi, nel caso più recente. Purtroppo in merito vale pur sempre il proverbiale “chi tace consente”, in questo ha ragione Salvini quando proclama che la maggioranza di allora era d’accordo con lui, quindi meglio metterci una pietra sopra.
Quanto alla partita domenicale, mi sembra che da tutte le componenti del governo giallo-rosso si è gettato acqua sul fuoco, non c’è nessun automatismo tra una eventuale sconfitta della sinistra nella nostra Regione e l’obbligo di salire al Colle per rassegnare le dimissioni. Per questo verso Bonaccini è stato astuto nello smarcarsi da questioni generali e di attaccarsi al fattore del buon governo regionale da lui effettuato. Purtroppo le Sardine, fenomeno giovanilista e qualunquista di dubbie finalità, hanno contribuito a massimizzare il conflitto, come ha notato un astuto politico di lungo corso quale Casini, Uno scontro alla fiamma, un aut aut, era quanto Salvini si riprometteva di ottenere, e le Sardine glielo hanno concesso, poi magari non vanno neanche a votare, o chissà per chi votano.