A Matteo Renzi, che per me, e spero pure per molti altri, continua a essere l’”uomo della provvidenza”, l’unico ad avere statura e decisionismo per guidarci, consiglierei però molta prudenza, in questo momento, Bene ha fatto a rimandare alla scadenza naturale il congresso Pd, però, perché tanta fretta per andare a nuove elezioni? Chi gli dà la garanzia di vincerle, in un momento di ostilità palese dell’opinione pubblica nei suoi confronti? E non è affatto da trascurare la difficoltà di giungere a una legge elettorale sufficientemente condivisa. A proposito della quale, non sarebbe finalmente ora di uniformarci il più possibile ai sistemi elettorali degli altri Paesi europei più vicini a noi? Ho già osservato più volte che il peccato, speriamo non mortale, dell’Unione europea è stato di cominciare dalla fine, dall’unificazione monetaria, voluta da banche e industrie, mentre prima si dovevano unificare i tre pilastri, pensionistico, sanitario, scolastico. Perché non darci il compito di assimilare, o comunque di studiare da vicino e imitare il più possibile, pure i sistemi elettorali cui si ricorre altrove? Intanto, Renzi potrebbe dedicarsi a migliorare la sua immagine intervenendo a sanatoria di vari punti. A suo tempo, pur in un’approvazione quasi incondizionata di ogni suo atto, avevo manifestato perplessità sul Jobs Act, in quanto fondato su un’ipotesi errata, che in Italia esista una categoria di “capitani coraggiosi” da aiutare. I nostri grandi industriali sono pronti a portare i loro soldi all’estero, o a trasferire le aziende là dove il costo della mano d’opera è inferiore rispetto a noi. Perfino le privatizzazioni in genere sono finite male, Alitalia, Telecom, Ilva insegnano. E dunque, c’è molto lavoro da fare, con buna intesa tra un Pd rimasto saldamente nelle mani di Renzi, e il governo “amico” di Gentiloni, che però gli si potrebbe rivoltare contro se il nostrio leader mximo lo volesse licenziare troppo presto per andare a incerte e problematiche elezioni.