Dedico il domenicale di oggi a una circostanza incredibile, sconcertante, che pure continua ad esistere, come mi fa fede una notizia rintracciabile sulla nostra attuale enciclopedia portatile, google. Esiste ancora la possibilità di condurre operazioni in borsa “allo scoperto”, cioè di vendere titoli che non si possiedono, così contribuendo a svalutarli, e poi acquistandoli per adempiere all’impegno preso, ma appunto a costo abbassato, lucrando così una pingue differenza. Naturalmente è chiaro che a mosse di questo genere si dedicano solo esperti e smaliziati operatori di borsa, quelli che un tempo si dicevano “gli gnomi di Zurigo”, ora rimpiazzati dai loro colleghi di Wall Street, ma in genere da quanti agiscono in seno alle Borse di tutto il mondo. Mi pare che già in passato si era proclamato di voler mettere un freno a questa pessima possibilità, ma lo si è fatto solo per qualche tempo, invece la si dovrebbe rendere perentoria e assoluta. Tra le mosse rivolte ad accrescere lo spread da cui siamo colpiti questa è una delle più insidiose e malvage. Più in genere, quando si denunciano i mali del capitalismo, questi mi sembrano addensarsi oggi proprio nei riti, negli azzardi della Borsa, su cui una autentica politica di sinistra dovrebbe intervenire. Ho suggerito, quando scrivevo sull’”Unità”, un criterio che mi sembrerebbe legittimo, non certo vietare l’acquisto di azioni di una qualsivoglia azienda da parte di qualsivoglia risparmiatore, anzi, è questa una via utile per giungere a una proprietà diffusa e partecipata, al modo di chi predica la convenienza di far acquistare le azioni di una fabbrica dai suoi dipendenti. Ma questi sacrosanti investimenti dovrebbero essere messi al riparo dalle temerarie imprese degli speculatori, dovrebbero sottostare solo a un legittimo, fisiologico rischio di Impresa. Cioè, nell’acquistare azioni io devo valutare lo stato di salute di quella certa azienda, fare una scommessa magari anche con ricorso al fiuto, alla scaramanzia, poi a fine anno si vede, se ho puntato bene, ne avrò un premio, se male, perderò, ma per mia colpa esclusiva. Questo significa che le azioni in Borsa si dovrebbero dividere in due famiglie, quelle su cui è lecito condurre le varie operazioni speculative, e altre che invece sono bloccate per un anno intero, soggette solo a un effettivo andamento delle relative aziende. Sarebbe questo un sano obiettivo per cui battersi.