Attualità

Dom. 24-2-2019 (Conte)

Il “Corriere della sera” di oggi ospita un colloquio con Giuseppe Conte dove il premier fa una patetica dichiarazione che il suo governo non cadrà. Lui è l’ultima persona a poter fornire garanzie in questo senso, è solo un fragile vaso di coccio tra due vasi di ferro. Tutti i pronostici, compreso quello emesso dall’agenzia di “rating” Fitch, preconizza che dopo le elezioni europee andremo a nostra volta a nuove elezioni politiche. Evento che, a mio avviso, avrebbe dovuto scattare esattamente un annoi fa, risparmiandoci tutti i guai prodotti dalla gestione gialloverde del potere, Mi pare che si avvicini l’esito cui saremmo giunti appunto un anno fa se non fossimo stati trattenuti da un pavido presidente della Repubblica, timoroso delle difficoltà che certo avrebbe dovuto affrontare se avesse messo in cantiere lo scioglimento di un Parlamento appena eletto. Nel frattempo, la Lega ha aumentato nei sondaggi, e anche nelle elezioni già avvenute, la sua quota di consensi, mentre perfino un Berlusconi redivivo si sta impegnando con ritrovata energia a fare la sua parte, e dunque, con l’aggiunta della ruota di scorta dei Fratelli d’Italia della Meloni, questo tripartito dovrebbe essere molto vicino a godere di una maggioranza, col che rientreremmo in una corretta vicenda di alternanza, tra destra e sinistra, come si addice ai paesi di buona tradizione democratica. Continua invece l’abitudine deplorevole di farsi scherno del Pd, imputandogli a guaio la lotta vivace tra i diversi contendenti alle primarie. Il bello è che quei tanti commentatori pronti a prendersi beffe della discorde pluralità dei candidati in campo, sono gli stessi che a suo tempo hanno accusato Renzi di essere troppo tirannico, troppo portato a una conduzione monografica del potere. Su di lui purtroppo si è abbattuta la tegola delle accuse rivolte ai suoi genitori. Se egli è davvero convinto della loro innocenza, ha ragione nel difenderne la causa e minacciare ritorsioni, diversamente avrebbe fatto meglio a trincerarsi dietro il detto pur giusto che le colpe dei padri non ricadono sui figli. Fatto curioso, era da considerarsi del tutto pretestuosa l’accusa che gli venne rivolta di averci messo troppo la sua faccia, al momento del referendum costituzionale, ma in quel caso non poteva affatto nascondersi, lo avrebbero chiamato comunque in causa, in fondo il vero fine dei contrari alla riforma era proprio di sbarazzarsi di lui. Questa volta invece, trattandosi di una questione privata, egli poteva tenersi nell’ombra, trincerandosi dietro un magnanimo atto di fiducia nell’indipendenza della magistratura.

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