Naturalmente è inevitabile ritornare sul tormentone della crisi governativa. Parto da una osservazione sarcastica uscita dalla bocca di Conte, nella sua auto-difesa l’altro giorno in Senato, quando ha osservato che gli obiettano di dar prova di due atteggiamenti opposti, da un lato, una tendenza ad accentrare, a essere imperativo, quasi dittatoriale, da un altro lato, di essere all’opposto propenso a moderare, attenuare, un colpo al cerchio e uno alla botte. Ebbene, la risposta è che in effetti egli è capace di entrambe queste reazioni. Se sente che il suo potere è messo in crisi da qualche soggetto preciso, gli si avventa contro, come un cane inferocito che mira alla giugulare dell’avversario. E’ stata questa la sua condotta nei confronti di Matteo Salvini, con grande sorpresa dell’interessato, e di tutti noi, in quanto nessuno fin lì aveva creduto Conte capace di tanta risolutezza. Ora la medesima ferocia l’ha rivolta contro l’altro Matteo, Renzi, perché di nuovo ha capito che da lui veniva la peggiore insidia al suo primato. Ma, tolti questi affondi, il nostro premier è uomo dei compromessi, svolge una specie di effetto narcotico, di sopimento di tutte le questioni che implichino una qualche decisione. Se si adotta una simile chiave, psicologica prima ancora che politica, il comportamento del premier è del tutto comprensibile, non può meravigliare nessuno, non fa una piega. Meravigliano, invece, suscitano disappunto, preoccupazione le condotte degli altri partner della vicenda. Confermo un giudizio del tutto negativo, anche se sono il solo ad avanzarlo, nei confronti del Presidente Mattarella, che al solito temporeggia, non chiama Conte a un redde rationem, gli dà tempo per continuare nella sua vergognosa campagna di acquisti di transfughi. Ma soprattutto è riprovevole la condotta di tutti i maggiorenti del Pd, col Segretario Zingaretti in testa, e il vice Orlando e via a scendere. Perché da parte loro l’ostracismo aprioristico verso Renzi? Non devono ammettere che egli ha cercato di togliere loro le castagne dal fuoco, obbligando Conte a rispondere ai tanti quesiti che loro stessi gli ponevano, ma fermandosi poi a mezza strada, senza osare di forzare la mano, di imporgli di giungere a qualche conclusione? Possibile che non capiscano che la quarta gamba c’è già, costituita proprio da Iv, che si è messa in una posizione strategica, preziosa, assai utile, da “libero” che può intervenire a salvare il governo quando sia necessario, mentre resta pronta a mandarne a picco le soluzioni fallaci e inconcludenti’ Se tra il premier in carica e l’ex c’è un conflitto personale, come detto sopra, che male ha fatto Renti al Pd, perché la sua vecchia compagine deve adottare verso di lui i toni del risentimento, della ripulsa a priori? E di nuovo, non toccherebbe a Mattarella svolgere una abile opera per cucire, o quanto meno per andare a “vedere” se i cocci si possono riaggiustare? Certo, una prima necessaria decisione sarebbe di obbligare Conte a dare le dimissioni, con garanzia di reincarico, in vista di un Conte ter, ma non lasciandogli una totale libertà di mosse, di decidere chi ammettere e chi escludere dal rinnovato banchetto. Possibile che i Pd non capiscano che la loro attuale politica, di rimettersi in toto nelle mani di Conte, è fallimentare? Ovvero, in lui il risentimento, la collera, la reazione violenta contro Renzi sono comprensibili, perfino ammissibili, non invece nei suoi ex-compagni di partito. Conte rifiuta questa via di riconciliazione? Ma qui ci dovrebbe essere la parte di Mattarella che dovrebbe imporgli di “mangiar questa minestra o saltar quella finestra”. Come detto, e come foglia di fico, resterebbe pur sempre la possibilità di lasciar fuori Renzi, a fare il “libero”, a entrare in gioco solo se necessario, ma già si profilano molte occasioni in cui un suo intervento appare già necessario, E poi sarebbe un modo per porre fine alla vergognosa campagna acquisti che Conte sta conducendo: Possibile, ripeto, che il Pd non comprenda che il suo “lasciar fare” si risolverebbe a suo danno? Se Conte vuole il “ter” di se stesso, si deve rassegnare a fare pace con Renzi, con una abile mediazione di Mattarella e del Pd.
PS. Mi si dirà che a non voler fare la pace con Renzi i più duri sono i Cinque stelle, che forse vogliono anche vendicarsi di lui per essere stato l’artefica dello scomodo governo giallo-rosso. Sappiamo che Di Maio aspettava solo di essere chiamato da Salvini come nuovo premier, e Conte ha mirato alla giugulare di quel Matteo proprio perché ha capito che lui stesso sarebbe stato fatto fuori. Ora anche Di Maio e compagni si devono rassegnare, se insistono nel voler castigare Renzi, che cosa gli resta, andare a elezioni anticipate, che li cancellerebbero dal Parlamento, o lasciare che Conte trovi a modo suo la quarta gamba, a forza di transfughi, contro cui loro stessi hanno già cominciato a bofonchiare?