Il tema di questo domenicale è del tutto sull’onda dell’altro di una settimana fa, riguarda talune scelte di fondo che la Comunità europea avrebbe dovuto fare già all’atto di fondazione, per essere tale, e che comunque dovrebbe fare al più presto, se vuole sopravvivere. L’altra volta indicavo l’opportunità che i Paesi aderenti si dessero una medesima formula elettorale consistente nel ballottaggio al secondo turno, in modo da avere alla fine un unico partito vincitore, evitando le difficili alchimie cui al giorno d’oggi quasi ogni nazione è condannata. L’altra adozione comune dovrebbe riguardare l’età del pensionamento. Se questa è diversa per i vari Paesi, determina differenze di impiego delle risorse che mi pare rendano impossibile procedere allo stesso passo, come se tra i cavalli di un tiro alcuni avessero le zampe impastoiate. Naturalmente i sindacati dovrebbero avere forte voce in capitolo, nel decidere una materia come questa. Se si arrivasse a stabilire una soglia unica, si porrebbe fine al balletto insopportabile da cui in questi giorni proprio il nostro Paese è afflitto, con le due forze alleate nello sciagurato governo che ci è stato dato dall’insipienza di Mattarella, che tra tante discordie, solo in una cosa marciano compatte, cioè nel pretendere di abbassare la soglia del pensionamento, producendo nei nostri conti pubblici quella voragine cui la legge Fornero aveva tentato di rimediare per rimettere in ordine i nostri conti. Questa tormentosa e affliggente problematica non esisterebbe se all’atto stesso di ingresso nell’EU fossimo stati costretti ad accettare proprio un livello comune di accesso alla pensione, questa è materia essenziale, da non lasciare ad libitum dei singoli Paesi, ne va appunto della loro possibilità di procedere allo stesso passo.