Continuo a pensare che il presidente Mattarella abbia recato un gran danno al nostro Paese nel favorire quasi oltre il lecito la nascita del governo improntato a due populismi, gli errori e orrori di Salvini congiunti a quelli orditi da Di Maio, con in mezzo il volto furbetto e volpino del premier Conte, che si trova a suo agio a navigare tra Scilla e Cariddi, tanto, lui non paga pegno, e quando prima o poi uscirà di scena, avrà un bel titolo da aggiungere al suo altrimenti scarso curriculum. Se fino a ieri teneva banco Salvini, negli ultimi giorni è passato al contrattacco Di Maio, perseguendo nella campagna elettorale, il suo primo obiettivo non è tanto di proporre soluzioni giuste per il Paese, ma di continuare ad assegnare sberle a Renzi e al PD, combattendo ogni loro scelta precedente. E dunque, fuoco di fila contro Boeri, messo da loro alla testa dell’INPS, tentando di convincerlo a scendere di sella prima del tempo. E tentativo di bloccare gli accordi raggiunti per l’ILVA, dichiarandoli illeciti e truffaldini. E poi, c’è il disegno di legge detto della dignità, di cui da più parti si è dimostrato che sotto la parvenza di rendere più sicuro il lavoro, di dare stabilità ai giovani, ne rende invece più precaria l’assunzione. Ma che importa? Purtroppo un’opinione pubblica incapace di giudicare, attenta solo alle promesse, sarebbe ancora pronta ad applaudire, ad assecondare. Siamo costretti ad attendere che una dura condanna di questa politica delle apparenze venga dalla realtà, ma passando attraverso disfatte e disillusioni.
Quanto al socio in malaffare, anche lui voluto da Mattarella, ho già detto che qualche legittimità si può riconoscere alla sua campagna contro quelle strane compagnie sportivo-umanitarie che sono gli ONG, simili a dei gitanti che vanno a fare spuntini, abbuffate nei campi, ma poi non si portano a casa i rifiuti, pretendono di scaricarli nella prima fattoria che si presenta ai loro occhi. Ci sono però limiti a tutto, se questa campagna è condivisibile, Salvini non può estenderla alle navi battenti la nostra bandiera, come ad altre anch’esse internazionali o di passaggio, per le quali i nostri porti devono rimanere aperti, con il seguito assai problematico di come trattare questi ospiti certamente scomodi ma inevitabili.
Tornando sull’altro fronte, anche qui non è detto che tutto sia condannabile. Se lo è senza dubbio il blocco polemico di quanto riguarda l’ILVA, che è un puro procedere in negativo, mi piace invece l’intervento al positivo del ministro Danilo Toninelli, che dichiara possibile mantenere l’Alitalia nel settore pubblico. Vi avessimo mantenuto anche l’ILVA, ora non saremmo di fronte all’increscioso dilemma su chi chiamare al suo salvataggio.