Un fatto incredibile di questi giorni è stato l’iniziativa presa dal segretario Pd Zingaretti di rinsaldare l’alleanza con i Pentastellati. Era semmai il momento buono per far riprendere al partito una completa libertà di mosse, nel nome di una eterogeneità tra i due sempre dichiarata, con l’alibi che l’alleanza era stata solo tattica, dovuta alla necessità di fermare il passo a Salvini e alla destra. Il bello è che Zingaretti era riluttante a stringere quell’alleanza, preferiva andare alle elezioni, nonostante sapesse bene che sarebbero state funeste per la sinistra, e avrebbero segnato il trionfo proprio di Salvini, fino poi a consentirgli anche di nominare il prossimo Presidente della Repubblica. Tutto questo per far fuori il blocco di parlamentari legati a Renzi. Fortuna ha voluto che Renzi, unica testa pensante della sinistra, ha compreso che in quel momento bisognava ingoiare la pillola amara e fare blocco con la squadra pentastellata. Ora come è evidente questa è sull’orlo di una auto-liquidazione, quindi è il momento peggiore per predicare un’alleanza con una forza così precaria. E poi, a quale vantaggio? Per ribadire una coloritura di sinistra, nel momento di dare pieni poteri a un Draghi, considerato tutto sommato un cripto-uomo di destra? Ma non sono proprio i grillini a essersi sempre dichiarati estranei alle qualifiche destra-sinistra? C’è poi in tutto ciò un sottinteso, che magari uno Zingaretti obbligato a recitare nel coro e a inneggiare come tutti all’avvento di Draghi, non osa dire. Lo ha detto invece, nella trasmissione della Gruber venerdì scorso 19 febbraio, il mefistofelico Travaglio, direttore del Fatto quotidiano, che è stato un delitto mandare all’aria l’ottimo governo di Conte, ad opera di quel miserabile che, nella sua versione, è oltre ogni limite Renzi. Come se Conte non si fosse affossato da sé, difendendo a oltranza il ministro della giustizia Malafede, o con la grottesca ricerca dei cosiddetti responsabili. Bisogna proprio ringraziare Renzi per aver dimostrato come quel tentativo fosse ormai insostenibile, destinato a morire di morte naturale, come Mattarella di lì a poco avrebbe dovuto constatare, e dunque è risibile che ancora ci siano i suoi inconsolabili sostenitori. Pazienza se tra questi c’è un difensore delle cause perse come Travaglio, molto più grave che tra le righe ci sia lo stesso Zingaretti, un segretario da sostituire al più presto e alla prima occasione.