Mi sembra che la visita dei tre ministri di Polonia, Slovacchia e Slovenia siano sati un bello schiaffo in faccia a tutto l’Occidente. E viene anche da dire che quella in corso in Ucraina è una drole de guerre. Che cosa ci mettono i Russi a circondare, almeno, non dico a occupare, Kiev? Mai possibile che tre emissari qualificati la raggiungano in treno? E c’è stato pure arrivato di un rappresentante di una delle Repubbliche baltiche. Con questo non voglio dire certo che i migliori rappresentanti dell’Occidente debbano intraprendere lo stesso viaggio fortunoso, ma hanno il dovere di offrirsi loro come unici credibili e autorizzati a un dialogo con Putin, in qualche forma, in presenza o da lontano, senza chiedere mediatori incredibili. Mi pare che siano andati a vuoto tentativi affidati a Israele e al Giappone, ora ce n’è uno di cui si dovrebbe rendere autore, e beneficiario, Erdogan attraverso il suo ministro degli Esteri: Ma chi può garantire a Putin che l’Ucraina sarà neutrale, se non i portavoce ufficiali dell’Occidente? E chi dovrebbe in qualche modo sottoscrivere la rinuncia alla Crimea, ormai saldamente nelle mani dei Russi, che del resto hanno avuto sempre pretese fisse su quella penisola? E anche ai due Paesi del Dombas non costa molto assicurare ai due Paesi del Dombas il diritto a un referendum per decidere da che parte stare. Pare che al di là di queste rivendicazioni Putin non ne avanzi altre di carattere territoriale. E dunque, perché non andare a una trattativa su queste basi, col compito dell’Occidente di farsi garante dei diritti dell’Ucraina a essere libera e indipendente, anche se fuori della NATO? Oggi poi, come conseguenze del prolungato intetervento delle milizie russe, il Presidente Zelensky sembra inamovibile dopo le numerose stand ovations riportate in tanti e qualificati Paesi del mondo. Ma se appunto i Russi se ne vanno, accontentandosi dei punti sopra elencati, lui a sua volta non ha ragioni per invocare una rivolta del popolo ucraino contro gli invasori, non hnno più senso le sue minacce, e neppure quella recluta forzata dei maschi, cui si nega l’espatrio, obbligandoli ad abbandonare alla frontiera madri, mogli, figli, per tonare in patria a combattere, anche se sono persone imbelli che in tutta la vita non hanno mai impugnato un’arma.