Ma allora c’è davvero la possibilità che i “no” prevalgano, alla consultazione del 4 dicembre? Speriamo che i sondaggi, da cui siamo stati delusi in vista di esiti auspicati da tutta la sinistra, in Inghilterra la vittoria di chi confermava la volontà di rimanere in Europa, negli USA l’appoggio dato alla Clinton, certo candidata non perfetta ma mille volte migliore del catastrofico Trump, questa volta vengano smentiti a favore della nostra causa. Altrimenti c’è davvero il caos, una prospettiva da far tremare le vene e i polsi, La menzogna più squallida e miserevole è di quanti si affannano a dichiarare che la vittoria di un voto negativo non cambierebbe le cose ma che tutto potrebbe continuare come prima. Certo, la terra non tremerebbe, non si aprirebbero squarci nel suolo, ma andiamo a vedere: Renzi sarebbe costretto a dimettersi da capo del governo, rimanere dopo la sconfitta farebbe di lui un punching ball, una sputacchiera cui ogni maramaldo, a cominciare dalla sinistra del Pd, infliggerebbe schiaffi insopportabili. Il Presidente Mattarella vedrebbe i sorci verdi a dover rabberciare una qualche maggioranza di governo, che dovrebbe risultare da improponibili e sterili ammucchiate, produttrici tutt’al più di un “governicchio” quale giustamente Renzi depreca e vuole evitare. Andare a un anticipo di elezioni? Ma con quale legge elettorale, come se fosse facile anche in questo caso rabberciarne una, con il conflitto permanente delle due camere, caratterizzate da maggioranze diverse. Altro fattore che i disgraziati sostenitori del “no” si sbracciano a minimizzare, avendo l’impudenza di dichiarare che si vive benissimo, con due camere in perenne dissidenza tra loro, situazione da dirsi deliziosa e invidiabile. Penso che a Renzi rimarrebbe solo la strada seguente, ma faticosa e ingrata da percorrere: mantenere la segreteria del partito, resistendo agli attacchi della sinistra postcomunista, che però, uscita da una vittoria referendaria, vedrebbe rinforzata la sua posizione e alzerebbe i toni dell’opposizione interna. Andare di corsa a un congresso, nella speranza che il fronte a lui favorevole venisse confermato, e poi navigare a vista, tentare di combinare una legge elettorale sopportabile e andare finalmente a nuove elezioni. Ma intanto il Paese avrebbe perso quel tanto di credibilità che proprio la risoluta conduzione renziana gli ha procurato. Si sa bene che tutti all’estero tifano per la vittoria del “sì”, la sua sconfitta verrebbe messa nel libro nero in cui già pesano come macigni il Brexit e la vittoria di Trump negli USA.