Attualità

Dom. 20-1-19 (CGIL)

Siamo alla soglia dell’elezione, nella CGIL, di un degno successore alla presidenza della Camusso, ma il dibattito tra i due concorrenti, Landini e Colla, non suscita un particolare interesse, come ha notato uno dei validi opinionisti del “Corriere della sera”, Dario Di Vico. Il fatto è che negli ultimi anni il nostro maggiore sindacato, trascinandosi dietro gli altri due di non minore importanza, ha perso tante occasioni per svolgere un ruolo incisivo. Io mi devo ripetere, perché ne ho già parlato molte volte. Per esempio, pensiamo al maggiore cavallo di battaglia di Salvini e della Lega, la revisione della legge Fornero, fino a permettere a tanti lavoratori di andare in pensione a 62 anni invece che a 67. Qui si scorge davvero l’essenza del populismo, infatti una proposta del genere in linea di principio non può che essere accetta a tutti, al “popolo” nella sua estensione più larga e generica. Ma siamo in Europa, e dunque trovo paradossale che nessuno sia andato a vedere, la CGIL in testa, come si comportano gli altri Paesi. Se ci fosse un tratto decisamente unificante nella UE, questo dovrebbe stare proprio nell’adottare un unico criterio nel regolare il pensionamento. Non capisco perché mai i nostri sindacati di sinistra su questo e altri punti non abbiano cercato un’intesa con i confratelli di uguale colore, che pure esistono in tanti altri Pesi. E un altro punto su cui si dovrebbe raggiungere l’accordo sarebbe nell’impedire alle industrie di spostarsi dove la mano d’opera costa molto meno che da noi, ponendo un freno a un esodo di questo genere con l’imporre dei dazi doganali riparatori. Per questo verso Trump non è del tutto in errore quando difende la causa degli operai di Detroit che si vedono privati di possibilità di impiego dalle case automobilistiche che vanno a produrre in Messico, senza “pagare dazio” per il ritorno sul mercato di prodotti ottenuti a costi per loro fin troppo favorevoli. E mi pare pure che, ancora una volta, la CGIL sia stata largamente assente sul fronte dello sfruttamento degli immigrati per lavori fatti in nero, con paghe miserabili, laddove un razionale impiego di questa forza lavoro potrebbe portare rimedio a questo enorme problema sociale che ci angustia, e che tanto spazio dà alla Lega. E ancora, forse è davvero l’ora di sciogliere le briglie del lavoro, di non battersi rigidamente per le assunzioni a tempo indeterminato, forse bisogna accogliere, ma nello stesso tempo porre sotto controllo, occasioni più flessibili e temporanee, quasi rilanciando la pratica dei vaucher. Credo insomma che CGIL e alleati debbano scordare i belli, o brutti tempi, in cui il loro rovello era solo di difendere da licenziamenti gli operai inquadrati in industrie massicce, di grandi dimensioni. L’epoca delle corazzate industriali forse ora è finita, bisogna regolamentare una circolazione di imbarcazioni più agili e mobili.

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