Uno degli aspetti più spiacevoli di quanto avviene in questi giorni è il maramaldeggiare di tutti contro il Pd, in base al famigerato “vae victis”. Ci si è messo perfino il nostro miglior vignettista, Gianelli, che in una delle sue comparse quotidiane sul “Corriere della sera” ha dedicato uno sfottò proprio al Pd parlando in una sua opposizione “al Diciotti per cento”, collegando la solita accusa che quel partito non sta facendo una opposizione seria all’episodio della nave Diciotti, in cui si è consumato il reato di Salvini, di sequestrare su una nostra nave un centinaio di profughi salvati dal mare. Ma invece proprio in quell’occasione tutti i maggiorenti del PD, Maurizio Martina in testa, sono andati in processione a deplorare, a inveire contro Salvini e compagni. E si è pure realizzata una volta tanto l’unità della sinistra, perché a quel pellegrinaggio della protesta hanno partecipato pure i rappresentanti del LEU, Boldrini in testa. Che fare di più? Mi viene in mente una invenzione atroce del grande Dostoevskij, nel più cupo dei suoi romanzi, “I demoni”, dove alcuni rivoluzionari cercano di convincere un malato terminale a rendersi utile andando ad uccidere un qualche esponente dei poteri forti. In via analoga, si potrebbe cercare anche tra di noi un disgraziato ai suoi ultimi giorni con esortazione di andare a far fuori Salvini e Di Maio. E’ forse questo il tipo di protesta più robusta che l’opinione pubblica pretende da parte del PD? C’è poi il masochismo interno, di quelli che invitano a mutare etichetta, in vista delle prossime elezioni europee, il che mi sembra equivalere alla classica “excusatio non petita”, sarebbe il modo migliore per riconoscere la bancarotta, senza rimedio. Mi sembra curioso che una soluzione del genere venga invocata da un personaggio amletico come Calenda, che solo poco tempo fa reagiva nel modo a mio avviso giusto (tanto che nel mio piccolo l’ho fatto pure io) di correre a iscriversi nel partito ora posto sotto accusa. Per fortuna che Martina ha reagito nel giusto modo a questa stupida ipotesi, da lasciare tra gli altri, a profeti di sventure come Ignazi e la Gualmini, osservando giustamente che sarebbe come partire dalla coda, nella ricerca di ancore di salvataggio. Più che da una questione di etichette, bisogna partire dai contenuti. Sempre nel mio piccolo ho già provveduto a disegnare gli aspetti in cui la politica Pd è risultata deficiente nei tempi passati. Non certo nel mantenere i nostri porti aperti e le nostre navi disponibili ai salvataggi, ma nell’aver affidato la gestione delle hub a cooperative al solito ladrone, pronte ad approfittare, facendo di quei luoghi di riserva delle carceri insopportabili, con l’invito implicito ad andarsene. Un errore è stato pure il voler distribuire i profughi in ordine sparso, qua e là, determinando la protesta della popolazione, e il conseguente passaggio di rilevanti pacchetti di voti verso la Lega. Purtroppo è un vizio a cui non si è ancora posto rimedio, per esempio un centinaio dei profughi liberati a stento da bordo della Diciotti verranno infilati alla spicciolata in vari luoghi della Penisola, a cura del mondo cattolico. Ma che faranno questi disgraziati, se non inquietare con la loro presenza erratica e irregolare il mondo dei “normali”, instillando in loro quella protesta di cui Salvini è il pronto beneficiario? Ci vuole una grande operazione di collocamento, dare un lavoro a questi ospiti d’eccezione, naturalmente secondo tutti i crismi dell’ufficialità, retribuzione regolare, diritti assistenziali eccetera. Inutile insistere perché se li prendano altri Paesi, sappiamo già che questi dicono di no, o ne prendono quantità minime, insignificanti, La soluzione è che noi stessi diventiamo una grande centrale di ricollocamento in tutti i Paesi d’Europa, che di forze lavoro disponibili hanno tanto bisogno. La fuga dei giovani dai lavori pesanti, manuali, avviene dovunque, non è solo un fenomeno di casa nostra.
L’altro grande tema è proprio quello dei giovani, il cui voto ci ha abbandonato in massa e costituisce la cassaforte dei Cinque Stelle. In merito si dovevano studiare forme massicce di assunzione. Franceschini si è reso autore di una riforma inutile, andando ad assumere a peso d’oro alcuni direttori per aumentare le entrate nei nostri musei, invece gli si dovevano dare le risorse per bandire concorsi per centinaia di addetti al sistema museale e dei centri culturali, nelle varie nostre località. Passando a un altro settore, bisogna ammettere che ci siamo dati una riforma universitaria inutile, con quel primo grado triennale che non è stato provvisto di alcuno sbocco nel mondo del lavoro. Ecco un’altra occasione perduta, trovare possibilità professionali subito dopo aver raggiunto quella prima soglia. All’ipotesi malsana e rovinosa del reddito di cittadinanza si deve reagire fornendo accessi concreti ad attività lavorative. Un Pd che ritorni in campo con programmi revisionati, decisi a rimediare alle mancanze del passato, ha ancora buone possibilità di risalire la china.