Commentando i fatti del giorno. Rinvio di Salvini a processo. Nessuno può dubitare del mio sinistrismo, di socialdemocratico da sempre e di attuale iscritto al Pd, ma ho già detto in passato che male ha fattoi il giustizialismo dei tempi di Mami pulite ad abolire un istituto millenario come l’immunità, che a Roma interessava i tribuni della plebe e in seguito, in genere, nei parlamenti di tutto il mondo chi vi sedesse. Un deputato o senatore ha diritto all’immunità se quello che ha fatto trova giustificazione in ragioni collettive, di ideologia o di politica, mentre non ce ne sono per reati a carattere individuale. Per quanto nefanda, la politica di Salvini quando era ministro degli interni rientra nel primo tipo, e dunquw non lo si doveva deferire alla magistratura. Si aggiunga il fatto clamoroso che il governo giallo-verde, con Conte alla testa, lo aveva salvato in un’occasione del tutto simile, e dunque, con quale coerenza ora invece lo ha potuto condannare, per evidenti ragioni di opportunità politica?
Oggi sono in buona con la destra, perché condivo pure l’opposizione che sia Salvini sia la Meloni hanno gestito contro la sciagurata decisione del governo di prolungare l’emergenza antivirus fino alla metà di ottobre, I virologi, ovvero i nuovi monatti hanno vinto ancora. Vorrei far notare il grave guaio che ne viene per la ripresa dell’anno scolastico, se resta immutata la preclusione di stare vicini, magari seduti sullo stesso banco. Se questa stupida norma sopravvive, ne vengono conseguenze quasi ridicole, come quella di commissionare milioni di mono-banchi, richiesta assolutamente irrealizzabile in breve tempo. Ma la pretesa di non avere classi di più di una decina di utenti implicherebbe pure il raddoppio dei docenti, dove trovarli in così poco tempo? Oggi leggo una notizia confortante, che sui treni FR sarebbe possibile stare seduti l’uno accanto all’altro, e allora, perché non concedere la stessa possibilità agli alunni, senza bisogno di raddoppiare banchi e docenti? Dovrei ripetere, come ho già fatto innumerevoli volte, che basterebbe applicare sulla fronte di ogni studente all’ingresso dell’aula il termo scanner, impedendo di entrare solo a chi abbia un’alta temperatura, una verifica semplice e immediata. Ma i nuovi monatti non ci sentono da questo orecchio, continuano a cullarsi sotto il detto “finché c’è contagio c’è speranza”. Quel grande attore che oggi celebriamo, Alberto Sori, in uno dei suoi capolavori aveva proclamato qualcosa di simile, “Finché c’è guerra c’è speranza”.