Attualità

Dom. 19-4-20 (termoscanner)

Sono ben lieto di aver paragonato i sapienti e supponenti virologi che oggi invadono tutti gli spazi televisivi ai monatti di manzoniana memoria, anche se ovviamente si tratta di una nuova specie con caratteristiche ben diverse. Intanto, è emerso il loro incredibile torto di essersi dimenticati dei delitti che si compivano ai danni dei poveri anziani dei ricoveri, esposti senza tutela all’aggressione del virus. Un terzo o un quarto dei decessi in numero spropositato che noi dobbiamo lamentare, e che ci pongono ai primissimi posti di un simile nefasto conteggio su scala internazionale, si devono proprio a queste incredibili dimenticanze dei nostri Borrelli e Arcuri e così via. Purtroppo le indagini aperte dalla magistratura si pronunceranno al solito con anni di ritardo, o daranno esiti esigui e controversi, quindi gli eventuali colpevoli possono stare sicuri che non pagheranno. Il mio riferimento ai monatti della peste manzoniana vale soprattutto per un aspetto, non certo di una delittuosità intrinseca dei nostri virologi, i quali sono senza dubbio illustri professionisti ben pagati, mentre i monatti della tradizione erano gentaglia, delinquenti della più bassa specie. Ma il tratto comune consiste nell’augurarsi che questo stato di pestilenza si prolunghi il più possibile. Per i monatti in senso proprio era il prolungarsi della licenza a taglieggiare, a derubare le povere vittime. Nulla di simile da parte dei nuovi monatti, che però hanno in comune con quei loro lontani complici il desiderio che questo stato di disagio si prolunghi all’infinito, dato che ne traggono notorietà, li si invita a ogni ora del giorno nei vari programmi televisive. Certo, è lapalissiano che se rimanessimo in “lock down” a tempo indeterminato, fino all’estate, sarebbe il modo migliore per evitare rischi di contagio, ma il cavallo morirebbe per inedia, per sfacelo economico e sociale. Fra l’altro, insisto in ogni mio domenicale a chiedere con quale criterio si conteggino i positivi. Supponiamo che io, toccando ferro, riconosca in me i tipici sintomi, febbre alta, difficoltà respiratorie, chi mai verrebbe a farmi un tampone? E beninteso mi guarderei bene dal chiedere un ricovero, forse denuncerei questa mia condizione alterata al medico di famiglia, e forse solo da lui partirebbe l’indicazione di aggiungere una unità al numero dei positivi, il cui calcolo quindi è del tutto cervellotico, e non è da trascurare che i nostri nuovi monatti, proprio al fine di mantenere una simile condizione a loro favore, giochino al rialzo dei numeri. Basta fare qualche tampone in più, e così la curva del contagio si rialza, se ne dimostra la pericolosità non ancora terminata, si chiede il rinvio di qualsiasi riapertura.
Io invece mi schiero totalmente a favore di chi esorta a riaprire. Fra l’altro, ho verificato che c’è davvero un sistema rapido e abbastanza sicuro per accertare uno stato di positività, è il termoscanner, un apparecchietto che misura subito l’esistenza di uno stato febbrile superiore alla norma. Basterebbe munire di un simile strumento tutti gli ingressi a negozi e aziende riaperti per individuare all’istante chi sia in presunto stato di positività, e che dunque debba essere allontanato, e invitato a imporsi una volontaria quarantena domestica. Naturalmente, è pure giusto che in vista di una riapertura generale si mettano in atto turni di lavoro differenziati, viaggi in autobus o in metrò essi pure a intervalli misurati, eccetera. E si studino pure delle norme per consentire il rientro a scuola degli alunni. La loro costrizione a starsene nei rispettivi domicili alla lunga diventa insostenibile. Se i genitori ritornano al lavoro, chi bada ai minorenni costretti a casa? Come può il ministri della scuola prendere decisioni autonome, dissonanti da quanto viene stabilito dal governo?

Standard