Non so bene come giudicare il fatto che la Schlein abbia nominato Bonaccini a presidente del Pd, e che lui abbia accettato. Quella scelta, da parte della vincitrice, forse era d’obbligo per conciliarsi la parte degli iscritti ufficiali al Pd, come il sottoscritto, che a larga maggioranza avevano manifestato la loro preferenza per il Presidente dell’Emilia Romagna. Ma da parte di lui è stato come accettare un ruolo ingrato, che non credo che valga a compensare la sua profonda delusione per non essere stato proclamato Segretario del partito. Ora ogni successo verrà messo a beneficio della Schlein, attribuito alla sua maggiore freschezza e sensibilità di sinistra, menre all’altro andranno le colpe di eventuali ritardi o passi falsi, verrà visto insomma come espressione delle varie correnti o conventicole che avrebbero lacerato il Pd obbligandolo a una condizione stazionaria, quasi come il toro bloccato dalle mosse astute del torero. Io confermo il rfiuto di quella facile ondata di giovanilismo, di adesione al mito della donna forte al potere, e di tanti altri valori effimeri che proprio nell’elezione della Schlein hanno avito la loro conferma. Stiamo a vedere, ma non saranno le prssme elezioni europee a risolvere la questiine, è facile presumere che la Schlein sarà ancora al punto più alto della parabola. Ma la prova si avrà alle prossime politiche, dove si vedrà se l’accentuazione radicale della nuova segretaria porterà fortuna, o se si dovrà rimpiangere una politica di più cauto assemblaggio dei vari partiti che sarebbe stata praticata senza dubbio da Bonaccini. Naturalmente non è escluso che io riconosca una mia sottovalutazione delle novità recate dalla nuova Segretaria e che quindi io rientri pentito nell’ovile. Credo comunque che alle prossime elezioni voterò per il terzo polo, cui dovrebbe arridere un esito positivo.