Buone notizie per tutti i sostenitori dell’Unione Europea. La vittoria dei Liberali in Olanda ha rintuzzato per il momento l’aggressione del fronte populista e xenofobo. Si può ipotizzare che in Francia, prossima sede di un confronto ugualmente decisivo, le forze regressive della Le Pen, anche se con tutta probabilità vincitrici al primo turno, vengano poi superate al ballottaggio da una alleanza repubblicana tra partiti di centro-destra e di sinistra. In Germania non ci sono rischi, vincano i democristiani o i socialdemocratici. E anche noi, quale sia l’esito della non imminente tornata elettorale, risulta assai improbabile che i Cinque stelle riescano a impadronirsi del governo. Piuttosto, emerge ovunque il dato preoccupante che ormai non si riesce più a costituire dei monocolori. non resta che puntare su coalizioni, piccole o grandi che siano. Data la presenza di un simile male comune, mi chiedo se non si dovrebbe aprire un vasto dibattito, o costituire un agguerrito ufficio studi volto a escogitare dei validi sistemi elettorali da proporre a ogni Paese dell’Unione. E il nostro, tristemente carente di una soluzione accettabile, dovrebbe essere il primo a sottoporsi a questo banco di prova. Si conferma che il grave limite dell’UE è di avere cominciato dalla fine, dandosi subito l’unità monetaria, senza fare alcuno sforzo per unificare sistemi ben più incisivi, tra cui anche le modalità elettorali.
E sempre in materia di soluzioni unitarie da adottare, è deplorevole che l’Unione non abbia risposto in modo concorde alle pretese di Erdogan di mandare suoi portavoce nei vari Paesi occidentali, ad arringare i cittadini turchi, tanto numerosi oltre le frontiere, perché votino per la sua lista, foriera di una dittatura che allontana a tempi lunghi quel Paese da una possibile confluenza nella nostra Unione. Il giusto e coraggioso rifiuto emesso dall’Olanda avrebbe dovuto essere suffragato dall’appoggio unanime di ogni altro Paese europeo, espresso anche a livello istituzionale.
Questo però cercando di non rompere del tutto con Erdogan, in quanto la soluzione che vede la Turchia fare da cuscinetto agli emigranti provenienti dal Sud-Est e diretti verso Ovest è da considerarsi ottima e funzionale. Del resto, a tacitare l’aspirante dittatore agisce senza dubbio l’arma dei soldi che gli vengono concessi. Anche noi, di fronte a un simile accorgimento, dovremmo drizzare le orecchie. Infatti, se vogliamo porre fine agli incessanti sbarchi dei disgraziati che si affidano alle carrette del mare, dovremmo tentare di apprestare in Libia una soluzione analoga. C’è da sperare che due governi libici di Tripoli e di Tobruk, riescano a raggiungere un’intesa volta a costituire un’area di accoglimento e di custodia delle folle di migranti provenienti dall’entroterra, naturalmente dietro congruo pagamento da parte nostra, e di tutta l’Europa. O, se una soluzione del genere resta impensabile, non potremmo noi stessi diventare un’area del genere, riconosciuta dagli altri Paesi e da loro finanziata, con l’obbligo nostro di trattare in modo umano i residenti, in attesa di, non già rimpatriarli, secondo il vano proposito agitato di tanto in tanto, bensì dirottarli verso gli altri Paesi europei, ma su loro richiesta, in vista di integrare la scarsità di mano d’opera che ormai si incontra nei Paesi sviluppati. Noi Italiani siamo molto generosi al momento del salvataggio in mare, ma poi estremamente deficitari nello stivaggio di questi migranti, che trattiamo male e nello stesso tempo lasciamo scappare via dai vari centri d’accoglienza, nel tentativo di arrivare nei Paesi del Nord secondo l’accusa non del tutto ingiusta che ci viene mossa.