Attualità

Dom.18-11-18 (centri storici)

Nei giorni scorsi si è tenuto sulla “Repubblica” un interessante dibattito sui centro storici della città, se sia possibile o meno difenderli. Sono stati intervistati Pier Luigi Cervellati, Massimo Cacciari, Alessandro Leon, con Francesco Erbani a fare da mediatore e cucitore. Ovviamente Cervellati è rimasto fedele alla sua missione storica, che fu negli anni ’50 e ’60, di fiero sostenitore del compito di restaurare i centri storici salvandoli dal degrado, una predicazione che allora gli diede onorificenze a iosa in tutto il mondo occidentale, ottenendo anche un preciso riscontro materiale a Bologna, con riassetto e ridipintura delle case antiche e tanti altri utili provvedimenti. Ma già allora queste isole protette risultavano insufficienti all’aumento della popolazione, e dunque lo stesso PCI locale, che del progetto Cervellati si era fatto un fiore all’occhiello, lo accantonò, puntando invece su un’espansione a Nord, fuori dal sacro cerchio delle mura cittadine, e affidando una simile diversa vocazione all’urbanista Campos Venuti. Ora Cervellati è tornato a insistere sul suo vecchio messaggio, e gli si può dare ragione, bisogna tutelare appunto il centro storico dal rischio di una quasi totale perdita di cittadinanza privata, a vantaggio di ristoranti, negozi d’abbigliamento, sedi bancarie, studi professionali. E’ questo un compito legittimo, e dunque fa male Cacciari, come sempre spocchioso e pieno di sé, a dichiararlo insostenibile, partendo un po’ troppo dal caso di Venezia, dove evidentemente la pressione del turismo di massa fa saltare tutte le paratie, simile al fenomeno dell’acqua alta, e lo stesso ovviamente si può ripetere per Firenze, ma le altre città italiane sono ben lontane dal subire un’invasione di uguale portata, e dunque pare più lecito battersi per la sopravvivenza di un tessuto civico. A Bologna di recente si è avuta una protesta di intellettuali che hanno tentato di ostacolare l’installazione di un supermercato nel cuore stesso della città, a fianco della cattedrale di S. Pietro. Si aggiunga un problema connesso, su cui io stesso sono intervenuto più volte: questa difesa dell’integrità dei centri storici ha il capitolo collegato di evitare i brutti sfregi dei “writers” a ruota libera, deturpatori di pareti, cosa grave se queste sono di valore storico. Un problema che si può risolvere infittendo la rete dei monitor capaci di registrare e rendere punibili gli atti barbarici.
Se dunque è giusto rilanciare il piano Cervellati, riscuotendolo dal letargo che gli era stato imposto, è però altrettanto giusto farsi carico delle periferie, dove di necessità tanta parte della popolazione è andata e va a risiedere. Bisogna renderle accoglienti, nelle abitazioni, nei servizi, nei trasporti, e mentre per lo spazio protetto entro le mura conviene svolgere una campagna protettiva contro gli interventi grafici indebiti, fuori porta al contrario occorre condurre operazioni ben calcolate di arredo urbano, di “street art”. Insomma, ci sono due pesi e due misure, per un verso i partigiani della crescita e dell’espansione devono riconoscere il buon diritto di protezione dei centri storici, per altro verso i legittimi sostenitori di questa profonda motivazione, sul tipo di Cervellati, devono saper aprire alle ragioni ben diverse che si rendono valide per le periferie.

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