Certamente sarei reo di una certa ipocrisia, quasi nel senso letterale della parola, di chi cerca di evitare di dare un giudizio, se continuassi a tacere sui passi attuali compiuti da Renzi. Tutto sommato confermo la fiducia che ho espresso tante volte a suo favore, ritenendo che solo da lui possa venir fuori una qualche azione salvifica per il Pd. E’ ridicola la tesi espressa da uno Scalfari ormai ondivago che insiste nello stendere ogni domenica qualche lenzuolo di stampa sulla “Repubblica” riempiendolo di pareri discordi. Che ci sia stato, e ci possa ancora essere del protagonismo in Renzi, è una ricetta che trova conferma in tanti altri leader del momento, in Salvini, Di Maio, Macron, Merkel, perfino nella May. Ormai, piaccia o no, più che i collettivi, dominano coloro che ne alzano le bandiere. Venendo a Renzi, non credo che egli voglia uscir fuori dal Pd per creare un uovo partito, sa bene che, come dicono i sondaggi, non potrebbe sperare di andare oltre un 10%. E del resto lo dovrebbe scoraggiare l’esito meschino dei suoi antagonisti di un tempo, Bersani and Company. Forse è il caso di prenderlo sul serio, che cioè per qualche tempo voglia davvero stare fuori dalla mischia, godersi lo spettacolo masticando pop corn. L’alternativa sarebbe stata di creare una mini-corrente a proprio nome, dall’esito incerto, affidata a un Minniti timoroso, e un po’ troppo segaligno, con un unico exploit alle spalle, la trattativa con la Libia per evitare le migrazioni, dall’esito molto incerto non tanto per colpa sua quanto per l’inesistenza di un soggetto politico attendibile, sull’altra sponda del Mediterraneo, con cui sostenere un dialogo costruttivo. Credo che Renzi si auguri che nessuno tra i contendenti rimasti in campo raggiunga nelle primarie il 50% più uno, a riprova che non c’è un leader capace di sostituirlo. In fondo, egli fa quanto i suoi critici lo accusano di non aver fatto subito dopo le due successive disfatte al referendum e alle elezioni del marzo scorso: prendersi una vacanza, stare a vedere alla finestra. Ritengo che sia quanto egli intende fare per il momento, aspettando il tempo giusto per un suo rientro in scena, ma nella parte del conduttore dei giochi, che è l’unica che gli si addice. Intanto, può benissimo svolgere il compito sacrosanto di oppositore del miserabile governo gialloverde, nei cui confronti ha il merito di aver dissuaso i compagni dal lasciarsi incantare da quel falso flauto magico. E quando si smetterà di dire che il Pd non fa opposizione seria? In definitiva il povero Martina si è sgolato in quel senso a più non posso. Per andare oltre ci sarebbe solo da fare la mossa che i migliori romanzieri hanno affidato a qualche malato terminale, rendersi utile per esempio, si legga Dostoevskij, andando a sparare allo zar o a qualche altro dittatore del momento.