Attualità

Dom. 15-7-18 (ancora Mattarella)

Ritorno su un motivo già da me trattato, ovviamente nella mia insignificanza, che è stato un atto d’accusa contro l’ignavia del presidente Mattarella, che per evitare la grana di portare il Paese a nuove elezioni lo ha regalato a Salvini, col suo magro 17%, tale infatti era l’esito del voto del 4 marzo. Se oggi la Lega ha quasi raddoppiato i consensi, lo si deve proprio al regalo enorme ricevuto da Mattarella. Io ho sbagliato ritenendo che Salvini, come la tartaruga proverbiale, mai si sarebbe sbarazzato dello scudo rappresentano dallo spezzone di voti riportato da FI, il che gli avrebbe evitato di andare in condizioni di inferiorità al matrimonio contro natura con i Pentastellati. Ma non avevo fatto i conti con lo stato di disperazione in cui si trovava Di Maio, prossimo al baratro se in breve non avesse potuto rappezzare una qualche forma di governo, e per raggiungere un simile scopo era pronto a rinunciare al piatto di lenticchie della primogenitura. Questo è stato il calcolo astuto fatto proprio da Salvini, che gettando l’ancora di salvataggio al leader dei Cinque stelle lo avrebbe potuto ricattare, farsi dare una premiership di fatto, quale a detta di tutti è quella di cui oggi gode, libero di seguire la sua dura politica contro i migranti, cui proprio Mattarella, colpevole del dono insperato fatto alla Lega, ora tenta timidamente di porre qualche limite. Se fossimo andati al voto, avrebbe vinto un centrodestra in cui senza dubbio la Lega di Salvini avrebbe avuto la parte del leone, ma, si noti, non con la crescita spropositata che proprio il via libera concessogli da Mattarella gli ha consentito. Inoltre, ammettiamolo, la presenza seppure minoritaria di un Berlusconi sulla via di una tardiva saggezza senile, con l’aiuto di un altro moderato come Tajani, avrebbe potuto frapporre freni e ostacoli, Non dimentichiamo che qualche mese fa lo stesso Scalfari, posto di fronte a un quesito amletico, aveva confessato seppure a denti stretti che avrebbe preferito votare per Berlusconi piuttosto che per Di Maio. Se fossimo andati per quella strada legittima, ora avremmo un Salvini tenuto un poco a freno, e quanto meno si sarebbe evitato l’altro convitato scomodo, che recita a soggetto, in un quadro fumoso e incerto. Ma almeno, saremmo rientrati nella griglia di un certo bipolarismo. Mattarella, coi suoi occhi glauchi fissati nel vuoto, di un azzurro scialbo e inconcludente, ha fatto il grande pasticcio, speriamo che al più presto i due ladroni litighino tra loro e il carro italico si rimetta in carreggiata tornando alle elezioni.

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