E’ inutile che oggi io perda tempo a commentare la vittoria di Boris Johnson alle elezioni inglesi e la sconfitta di Corbyn, che quest’ultimo, col suo estremismo, fosse una iattura per la causa del laburismo lo aveva già previsto Hugh Blair. Sarebbe come se le sorti del Pd fossero nelle mani di LEU o giù di lì. Invece, per parlare di casa nostra, alla faccia di tutti i malpancisti, annidati soprattutto nelle colonne della Repubblica, tra cui si distinguono l’opinionista quotidiano Stefano Folli, oppure gli ospiti serali nel salotto della Gruber, la barca va. Sarà che davvero a ricompattare la maggioranza parlamentare dei giallo-rossi agisce lo spettro dello scioglimento delle camere e dell’andata alle urne, con inevitabile vittoria di Salvini e compagni. Ma questo è un validissimo, stringente argomento di politica reale, bisogna evitare finché si può che il Paese corra dei rischi che potrebbero essere mortali, al diavolo le sconsiderate osservazioni dei radical-scic, questa volta il termine si può usare davvero a proposito, che democrazia vuol dire dare la parola al popolo, eccetera. E voglio sperare che, seppure sempre sotto la spada di Damocle di un ricorso nocivo alle urne, questa maggioranza, pur tenuta assieme con gli spilli, regga a lungo, ci conceda davvero di portare a termine l’intera legislatura. Del resto, se al corpo del Pd si vanno ad aggiungere i vari fuoriusciti, di Renzi, di Calenda, del Leu eccetera, si raggiuge quella quota del 27 o 28% che è fisiologica per il partito ufficiale della sinistra, e che non è poi a distanza abissale dalle cifre di cui viene accreditata la Lega. Un passo alla volta, forse ce la facciamo ad arrivare alla sospirata meta del termine naturale della legislatura.