L’argomento del giorno potrebbe essere l’indubbio rigurgito di velleità di fascismo, il cui apice è stato dato dalla pretesa della casa editrice Altaforte di partecipare al Salone del libro di Torino. Ma in merito direi che basterebbe una attenta e rigorosa applicazione delle leggi antifasciste che già esistono, emesse da Scelba e ribadite da Mancino. Dove ci siano atti che si richiamino a una evidente ripresa di riti fascisti, come per esempio tentativi di rilancio del saluto col braccio teso, o comunque esplicite volontà revansciste, è giusto intervenire reprimendo. Bisogna però stare attenti a non applicare un erroneo sillogismo, che tutto quanto è stato fatto nel famigerato ventennio sia per questa sola ragione condannabile. Io stesso con altri mi sono impegnato a realizzare per il Comune di Milano la mostra “Annitrenta”, nel 1984, con straordinario successo, di recente replicato da una mostra molto simile gestita da Germano Celant per la Fondazione Prada. Il fascismo, se fu implacabile sul piano politico, facendo vittime, da Matteotti ai Fratelli Rosselli, e imponendo il confino e tante altre angherie ai suoi oppositori, sul pano culturale “lasciò fare”, il che avvenne per vari motivi. Per la presenza, al fianco del Duce, di un’amante del tutto con lui solidale quanto a idee politiche, ma certo non priva di talento critico, Margherita Sarfatti, cui si dovette l’operazione positiva del cosiddetto Novecento. Inoltre dalla prima ora fino all’ultimo Mussolini ebbe a fianco il genio esplosivo di Marinetti e del Futurismo. Insomma, intellettuali, scrittori, artisti molte volte, nel ventennio si distinsero non certo per una ribellione al fascismo, ma per la pretesa di esserne considerati come i “veri” testimoni e garanti. E poi è stato ampiamente rivalutato l’intero capitolo dell’architettura sotto il regime, fino al concepimento dell’impresa dell’EUR, con alcuni capolavori che si fece in tempo a realizzare. Insomma, è giusto, necessario essere implacabili nel reprimere ogni rigurgito di fascismo, considerandolo indebito e dannoso, ma ci si deve guardare dall’estendere la medesima condanna su tanti episodi culturali che avvennero nel corso di quegli anni, ma con motivazioni proprie, originali e significative. Nulla di simile venne dalle dittature del tutto negative di Hitler e di Stalin, sotto cui la repressione della libertà e creatività dell’arte e della letteratura fu totale.