Ovviamente siano tutti turbati dall’omicidio commesso da Filippo Turetta ai danni di Giulua Cecchettin, credo tuttavia che la via dell’ un’educazione sessuale, o di una cura antimaschilista da esercitare sui giovani nei vari gradi di insegnamento sia troppo lunga e dagli esiti incerti, bisogna premere sulle forze dell’ordine perché siano più solerti a prendere sul serio i gridi d’allarme che prov engono dalle vittime potenziali, anche qui ce ne erano sati, a delitto ormai iniziato, ma erano stati pronti a lavarsene le mani. In fondo è sulle donne che bisogna premere, perché non esitino a denunciare i casi di maltrattamento, non laaciandosi prendre da sensi di colpa, forti in questo caso, dalla paura di recare danno all’ex-amante, mosse insomma da comprensibili e lodevoli impulsi di stile femminile. Credo che in casi del genere si debbano pure superare gli apparato protettivi della privacy, tocca anche ai vicini denunciare, non appena avvertano che in una coppia con cui hanno qualche contatto ci sia qualcosa che non va. Bisogna insomma applicare quello che il grande protagonista del nostro realismo cinematografico, Cesare Zavarttini, chiamava il pedinamento del vicino. Anche in questo caso doloroso c’erano stati tutti i segnali ammonitori. E si erano avuti perfino a proposito del “bravo ragazzo”, che tale non era e aveva già dato segni della sua follia in agguato. La prevenzione, insomma, può essere di esito più cisuto rispetto a un trattamento pedagogico dai tempi molto più lunghi e incerti.