Francamente mi sarei augurato che i pareri opposti sulla TAV provocassero davvero la caduta dello sciagurato governo giallo-verde, impostoci dall’ignavia di Mattarella, timoroso di doversi assumere i grattacapi insiti nel portarci subito a nuove elezioni, e dunque intento a rabberciare un governo possibile, anche se nel malo modo che “ancor ci offende”. Ma evidentemente a nessuno dei due contraenti giovava rompere in questo momento, meglio traccheggiare fino alle elezioni europee, adottando l’escamotage di far partire i bandi, ma con la riserva di poterli annullare. Però, dopo quella scadenza, non sarà più possibile prolungare la “melina”, e dunque, come dicono quasi tutti i pronostici, il governo cadrà, dopo averci inflitto gravi perdite per un intero anno. C’è pero da temere che i Pentastellati, avendo portato a casa il reddito di cittadinanza, possano risalire nei voti. Siccome il provvedimento non sarà ancora in opera, si dovrà vedere se l’elettorato dei Cinque Stelle sarà disposto a prolungare il credito a loro favore o se invece sarà già pronto a voltargli le spalle. Siccome sia il Pd sia FI sono in leggera risalita, il pur scarso apporto che potrà venire da parte loro dovrebbe portare alla conferma di una maggioranza in Europa ancora nelle mani delle forze positive, ovvero si può sperare che “portae inferi non praevalebunt”. Purtroppo è anche vero che la conduzione assicurata in tutti questi anni dagli organi europei è stata fiacca, piena di errori, di mancanze, e non si vede proprio chi avrà la forza di portarvi rimedio, anche nella migliore ipotesi che continui a governare il blocco tra i popolari e i socialdemocratici.