Arte

Djulberg, una interessante via di mezzo

Confesso di essere rimasto alquanto perplesso alle prime apparizioni di Nathalie Djulberg, per esempio alla Biennale di Venezia del 2009. Ora ritorna in scena sia con una mostra da Prada, nella lontana sede di Shangai, sia nella più vicina milanese di Giò Marconi, E forse è giunto il momento di riconoscere che questa artista occupa una posizione alquanto centrale, dando forza al graffitismo, al fumettismo in cui si sbizzarriscono oggi tanti talenti, e invece ingrossando i parti della sua immaginazione, in un modo che mi ricorda il nostro Roberto Cuoghi, non a caso insignito proprio quest’anno del Premio Alinovi Daolio. E’ come dare corpo a dei fantasmi con mezzi il più possibile provvisori, cera, plastica, quasi per preparare la scena di una registrazione video. Questa popolazione vivace, querula, trasgressiva ha tanta voglia di farsi sentire, magari inalberando cartelli di sfida, e quindi dando una mano alla street art, o comunque ai venti di opposizione. Presso di noi, ci sarebbe il caso alquanto simile di Laurina Paperina, che in genere mette il suo talento in una popolazione di mostriciattoli grafici, ma qualche volta dà loro un corpo maggiore formandoli nella creta o in altro materiale plastico. Quello che conta, e che rende attuale una simile modalità, è proprio l’agilità nel passare dalle due alle tre dimensioni, e dal discorso serioso, con sottofondi ideologi, invece alla satira, alla profanazione, in un avanti-indietro pieno di possibilità e di varianti.

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