Letteratura

Di Fronzo: come imbalsamare un intero appartamento

In queste pagine ho fin troppo celebrato il clima anni Novanta quale per la narrativa è emerso degli incontri reggiani di RicercaRE. Poi quella formula è stata ripresa, dal 2006, a Bologna, donde il mutamento di sigla, RicercaBO (in realtà la sede era la Mediateca del Comune di San Lazzaro di Savena). Ma gli afflussi sul fronte della narrativa si sono fatti più incerti, tanto che anche un fenomenologo degli stili come lo scrivente ha trovato e trova tuttora delle difficoltà a ricavarne una linea, che non sia solo una derivazione dal passo trionfale dei predecessori. Le cose invece procedono molto bene per quanto riguarda la ricerca in poesia, ma ne parlerò altra volta. Naturalmente non sono certo mancate le voci degne di interesse, poi quasi sempre premiate da un’uscita presso editori, grandi o piccoli che siano. Qui vorrei segnalare proprio uno di questi esiti positivi, mi riferisco a “Il grande animale” di Gabriele Di Fronzo, ora pubblicato da Nottetempo. Di Fronzo aveva letto con successo all’edizione del 2014. Naturalmente, secondo la formula di questi incontri, si era limitato a leggere un breve brano iniziale del romanzo, che però faceva intuire un procedere con passo via via più sicuro e con un graduale ampliamento di orizzonti. Fin dall’inizio ci parla in prima persona un imbalsamatore di professione, e già la circostanza, abbastanza inusuale, è tale da riscuotere la nostra attenzione, anche per la precisione di dettagli con cui ci viene detto come procedere nei confronti di animali di grande o medio o minimo formato. Non si tarda a comprendere che il narrante è in sostanza un personaggio autistico, privo di vita propria, e per tale ragione tutto immerso in quelle sue pratiche minuziose, ossessive, mortuarie. Da quei primi assaggi avevamo subito intuito che la dimensione delle prede sarebbe andata via via allargandosi, e infatti, ora che sappiamo come il racconto procede, vediamo comparire un “grande animale” che altri non è se non il padre di colui che ci parla. Sono entrambi personaggi tristi, relegati in un’esistenza senza donne, della moglie e madre non ci sono tracce, inoltre il genitore è gravemente ammalato, si percepisce chiaramente che sta per mutarsi in uno di quei cadaveri di cui il figlio fin troppo premuroso e devoto usa farsi carico. Infatti alcuni passaggi del tutto notevoli per insistita necrofilia sono quelli in cui ci viene detto come il nostro tassidermista cura la spoglia paterna, predisponendola al funerale. Ma sarebbe errato pensare che in questo trattamento il nostro zelante protagonista abbia raggiunto il termine ultimo, promesso dal titolo. Infatti non è il padre a costituire il “grande animale” che ci viene annunciato, si profila in vista una preda ancora più impegnativa e decisiva cui dedicare una attenzione, una cura davvero totalizzanti. E’ lo stesso appartamento in cui il padre ha trascorso la sua misera e grama esistenza, che il figlio, installatosi in esso, decide di demolire, di smontare pezzo a pezzo, facendosi assistere, attraverso una dettagliata cronaca diretta quale si addice al suo stato di totale introversione, su come si può procedere per smontare le tapparelle, gli impianti igienico-sanitari, perfino le mattonelle del piancito. Non si può mancare di ammirare le tante precauzioni ingegnose assunte dal demolitore per mandare a buon fine un tale proposito, c’è insomma del metodo in questo procedimento per se stesso folle e delirante, per esempio bisogna accumulare i materiali in modo che non ostacolino il proseguimento dello smontaggio, e bisogna anche pensare a come alimentarsi, con prodotti che non richiedano l’uso del fornello a gas o del frigorifero, man mano che questi mezzi di normale conforto vengono eliminati. Probabilmente Di Fronzo ha potuto trarre qualche spunto da un’opera apparsa al medesimo appuntamento di RicercaBO due anni prima, la “Casa di Edo” di Paolo Marino, che in quel medesimo anno si era distinta al Premio Calvino entrando nella terna finale. Anche là l’Edo del titolo si era dato a uno smontaggio estremo dall’abitazione da cui se ne erano andati i genitori, vittime di un incidente stradale. Anche quell’eccellente romanzo ha avuto una sua uscita editoriale, ma con titolo sbagliato, tale da rovesciarne la stessa inflessibile logica interna. Infatti esso suona “Strategie per arredare il vuoto”, laddove si tratta esattamente del contrario, di portare un appartamento normale ai limiti del vuoto spinto. Qui siamo di fronte a un intento e procedimento del tutto corrispondenti, però anticipati, previsti, sperimentati per vie del tutto diverse. Il nostro imbalsamatore si è allenato alla sua tenace opera di svuotamento sistematico applicandola ai corpi morti degli animali, illustrandoci pazientemente come se ne asportano le interiora, come si penetra nelle epidermidi. I procedimenti in dfeinitiva non cambiano molto nel passaggio da elementi organici al massimo di inorganicità quale può essere dato da uno stabile dei nostri giorni. A un simile mutamento di scala veniamo abituati poco alla volta, a piccoli passi ma secondo una logica inflessibile, implacabile.
Gabriele Di Fronzo, Il grande animale, pp. 161, euro 12.

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