Con grande sgomento mi vedo costretto ad applicare al Premio Strega di quest’anno il criterio che di solito infliggo al Campiello, lamentando che in quel caso vota, almeno si dice, una consorteria di lettori comuni, inesperti nelle patrie lettere. Ma per lo Strega dovrebbe votare il fior fiore della nostra letteratura militante, anche se io personalmente ne sono escluso. Ma vediamo. A mio avviso il migliore della cinquina è l’ultimo arrivato, Andrea Bajani, cui a suo tempo sull’”Immaginazione” avevo rivolto un convinto “pollice recto”. Egli è una delle voci più sicure della narrativa “millennial”, peggio per chi non lo capisce. Magari al secondo posto lasciamo pure il vincitore, Emanuele Trevi, ma non per chiare doti di narratore, bensì per una mentita spoglia di quel tipo, da parte di chi è senza dubbio un valido critico letterario, tanto è vero che, per dar luogo a un romanzo, si inventa due autori immaginari cui dedicare una specie di recensione, come darsi un bersaglio in un tiro a segno personale. .La Di Pietrantonio meriterebbe un quarto posto, Edith Bruk, coi suoi vari memoriali, dovrebbe essere rimandata ad altro Premio. Al terzo posto avrei messo la Caminito, che si salva per un procedere alla buona, dimesso, privo di grilli per il capo e di alti obiettivi.
Ma in realtà oggi non sono qui per svolgere la solita inutile e impotente geremiade contro Premi da cui sono escluso a vita (per quel poco che mi rimane), bensì per dire tutto il bene possibile di un romanzo che mi è stato inoltrato, di Daniela Ranieri, “Stradario aggiornato di tutti i miei baci”. Fossi stato un membro dello Strega, avrei fatto di tutto per farlo entrare, meritava un secondo posto, subito dopo Bajani. Magari, sono stonati i “baci” che compaiono nel titolo, per la nota di comune sentimentalità che introducono. Non che il sesso manchi in queste centinaia di pagine, che sono davvero uno “stradario aggiornato”, ma di tutte le nostre possibili esperienze, tra cui beninteso non può mancare il sesso, ma assolutamente senza illusioni, anzi, trattato con un linguaggio volutamente frenante, ad alto potenziale tecnologico. Infatti la sentiamo predicare di voler “crioconservare il nostro rapporto, freezerarlo”. Quanto all’accoppiamento, il proposito è di trattare “la copula come una linea ADSL”. Quanto poi a uno degli aspiranti amanti, quello che conta è che rivesta una moltitudine di valenze, e dunque possa essere detto “chirurgo, psichiatra, spaccalegna, veterinario, meccanico, teologo, prete”. Questo aggirarsi fra tutti i mestieri e le competenze dell’universo è il dono della narrazione, sempre aperta, fluente, inondante, che ci viene servita dalla Ranieri, pronta a recarsi in mille siti e piazze, in un nomadismo di attitudini, con relativo accompagnamento linguistico, come di un Gadda ritrovato all’altezza dei nostri giorni, o di un Busi magari meno polemico, più attento a raccogliere una efficace messe di sensazioni, rapporti, casi di vita. Lo “stradario”, per innumerevoli percorsi, c’è davvero, e come ho appena detto, citando i sacri nomi di Gadda e Busi, è pure “aggiornato” come si conviene.
Daniela Ranieri, Stradario aggiornato di tutti i miei baci, Ponte alle Grazie, pp. 683, euro 19,80.