Correggio, Sala della Badessa
E’ qualche centenario, forse i cinque secoli, dal primo capolavoro del Correggio, la Stanza della Badessa, a Parma, con cui lui i inserisce di prepotenza nella maniera moderna, unico fuori dalla linea fortunata che passa tra Venezia e Roma, con prologo a Firenze, Ho sempre sostenuto che per concepire il fitto pergolato di perfetto naturalismo l’artista emiliano si sia ispirato al vicino capolavoro di Leonardo, la Stanza delle Asse in Castello, Non si sa se aveva visto le prodigiose cornici di Giovanni da Udine attorno alle figure di Raffaello nel Palazzo Farnese, come è ben noto resta sospeso l’enigma se il Correggio sia andato a Rona, ma non ce n’era bisogno per quel suo manto di fresca vegetazione concepito per questo suo primo capolavoro. Come ben si sa, la coltre vegetale è interrotta dai cosiddeti ovati, quei vuoti che l’artista traccia per lasciar vedere cosa c’è al di là di quella cintura occlusiva, ci sono dei putti ma non sospesi in bella vista con pose centrali e simmetriche, come avrebbero voluto l convenzioni precedenti, bensì sono intravisti mentre se ne stanno affaccendati per affari loro, non mancando neppure di voltarci la schiena, affettando una disinvolta noncuranza verso di noi contemplatori, abbassati quasi al suolo di guardoni, se ci fossero scene di sesso, ma ovviamente l’innocenza dei puti non apre a soluzioni del genere, resta però la mirabile disinvoltura e mobilità dimostrate da quelle figure che ci ignorano, intente ai loro movimenti privati.