Ho avuto un intenso e proficuo rapporto con Chiara Bottici, basti pensare che ha avuto il privilegio di venire invitata due volte a leggere brani al momento ancora inediti di suoi racconti a RicercaBO, inoltre credo di essere stato suo garante presso Manni per la pubblicazione del suo penultimo lavoro, Per tre miti, forse quattro, recandomi poi anche a presentarlo in una libreria fiorentina. Ora ricevo un insieme eccellente di racconti, Passaggi, forse al culmine delle sue doti migliori. Noto una stranezza, nel retro di copertina invece di elencare le opere narrative precedenti la Bottici preferisce mettere in rilievo l’insegnamento di carattere filosofico che tiene preso la New School di New York, a cui mi ha invitato almeno due volte a tenere lezioni nel mio stentato inglese per i suoi studenti, C’è stato quindi tra noi un proficuo rapporto di feed back. .Si puà estrarre da uno di questi racconti una frase in cui si concentra la poetica della nostra autrice, dove, pur in tema apparentemente alieno di cucina, si dice devota a una “complessità e armonia di opposti”. Così è infatti, ciascuno di questi racconti parte rispettando una normale prosaicità di vita quotidiana, ma scatta sempre qualcosa di imprevisto, di inconciliabile con quella routine. Del resto, basta leggere il primo racconto, Storia di un tessuto, dove sembrerebbe di essere in presenza del fin troppo noto apologo di Menenio Agrippa, dello stìomaco che si ribella al cervello che sembra prendersi la parte migliore del cobo, Ma qui avviene il contrario, sono le povere membra di qualche funzione fisiologica che si vedeno all’improvviso accreditare la mole dell’intero cervello. E così via. Ne Le mani di R. protagonista è persona anonima e di scarso risalto, risulta però caratterizzante e insolito un suo incrociare le dita, che sopravvive alla persona, ereditato da un congiunto. La casa del signor O. sarebbe il coronamento di un umile orologiaio che ha messo da parte soldi per farsi una abitazione come si deve, ma al momento finale il protgonista si impunta, rifiutando un certo colore dell’intonaco, e così bloccando l’intera operazione. Abbiamo poi in un altro caso un intero trattato sulle uova, di quante fatte sono, da dove provengono, come vanno riposte nelle scansie di un supermercato. L’insegnamento viene da un ritardato mentale, le cui parole giungono sempre in ritardo. Del resto, è proprio la nostra autrice che vuole evitare una banale sincronia tra i vari eventi di cui riferisce. Ma la perla della raccolta mi sembra costituita dall’Ultimo viaggio, avventura mattutina per andare a seppellire in un giardino pubblico di Brooklynla placenta della figlia, quando questa è giàgrandicella e può prender parte all’inumazione, con le varie fatiche che ciò comporta, dato che la terra è gelata e costa fatica scavarvi la fossa per l’insolita sepoltura. Ma l’insolito, il dato aberrante, la tessera fuori posto sono sempre le armì vincenti di questa narrativa.
Chiara Bottici, Passaggi,Castelvecchi, pp. 86, euro 13,50.