La narrativa, per lo storico dell’arte Cesare De Sta, è assai più di un violon d‘Ingres, al contrario, è un impegno molto serio con frutti intensi, uno dei quali è stato pure in corsa per il Premio Strega, E sempre nelle mie graduatorie velleitarie sia per lo Strega che per il Campiello, darei un bel piazzamento per questo recente Fino alla fune, magari muovendogli il solito rimprovero, espresso anche per tanti altri, di fare ricorso a un tiolo alquanto vago, sotto cui si cela una vicenda ancora una volta intonata a un cupo sado-masochismo, Basti pensare che la protagonista, Stefania, perde ben presto per cancro un figlio amato, e poi lei stessa cede alla stessa malattia, al punto da mettere in scena il desiderio di procurarsi la morte, per evitare le sofferenze inevitabili, organizzando una andata all’estero perché sappiamo bene che in Italia questo suicidio per ragioni di malattia non è ammesso, E anche la vita di coppia presenta delle novità non indifferenti, naturalmente, come succede nei romanzi di oggi, i matrimoni non reggono a lungo, del resto il marito Maurizio è pieno di difetti, ma Stefania non si limita a un banale tradimento, lo fa con una coppia di omosessuali, quindi anche per questo verso, di un sesso consumato in tre, troviamo una esperienza nuova, sempre nel segno di un certo sado-masochismo, o di un cupio dissolvi che è la nota più persistente e anche più convincente di queste prove narrative. Che nelle mie velleitarie graduatori dello Strega e del Campiello salirebbero verso i gradini più alti, na De Seta non vi partecipa più, chiuso nelle sue storie tragiche, vissute fino in fondo, ovvero fino alla fine. Il titolo in questo senso ha una legittimità.
Cesare De Seta, Fino alla fine, Colonnese Editore, pp, 223, euro 16.