Il verdetto del Premio Strega è previsto per la sera del prossimo giovedì 7 luglio, ottima circostanza per me, in quanto potrò subito intervenire dedicando alla graduatoria risultante un mio “pollice” sull’”Immaginazione”, dichiarando quale sia a mio avviso l’ordine di merito tra i sette concorrenti della selezione finale. Frattanto, sul mio blog, quindi in occasione semi-privata, ho già cominciato a esprimere dei giudizi, salvo poi a metterli in fila, quando si conoscerà il responso ufficiale dei votanti. Mi sono già pronunciato su Alessandra Carati e sul suo e poi saremo salvi. Ora procedo allo stesso modo per Veronica Galletta e il suo Nina sull’argine, anche in questo caso sapendo ben poco sull’autrice, cinquantenne, del resto, mi pare di capire, appena al suo secondo romanzo. Con un titolo certo rispondente, in quanto la protagonista Caterina è davvero impegnata in un’impresa tecnologica volta a rendere sicuro un argine di fiume, e in effetti il tema di fondo del romanzo, e anche un suo motivo di originalità, sta proprio nel tratteggiare le difficoltà di una donna “in carriera”, che si viene a trovare a contatto con una schiera di maschi diffidenti circa le sue capacità in quanto donna. Ma lei resiste bellamente, ingaggiando un duello con un suo superiore, tale Bernini, che è pieno di diffidenza nei suoi confronti. Del reso, non è che la nostra Caterina, per rendersi pienamente meritevole del suo ruolo, rinunci del tutto a certi attributi della femminilità, come quello di incantarsi di fronte alla vista di certi animali incontrati sulla strada che è costretta a percorrere in auto ogni giorno per recarsi al lavoro. Così ad esempio la sconvolge la vista di un istrice che non si vuole spostare. Un maschio non avrebbe esitazioni a schiacciarlo, ma lei invece, appunto con squisita sensibilità femminile, attende con pazienza che l’animale si discosti da sé, e alla fine lo aggira con il veicolo, rifiutandosi all’atto brutale e tipicamente maschile di annientarlo. Del resto, c’è un uomo al suo fianco, tale Paolo, ma dal ruolo molto incerto e irresoluto, il che obbliga Caterina a difendersi da sé rispetto alle avances che, quasi per obbligo di firma, i colleghi dell’altro sesso le muovono. La trama del romanzo si dipana per intero tra questi due motivi, come un filo che si arrotola sull’uno o sull’altro dei rocchi, con avanzamenti provvisori a favore di uno dei due versanti, o arretramenti per dare spazio ai motivi della controparte. Ma forse, malgrado questo pur ingegnoso andirivieni, la storia appare alquanto scialba e soprattutto ripetitiva, per cui temo che, in una graduatoria finale, le assegnerò un poso inferiore a quello riservato alla Carati, magari colpevole di un effetto opposto, di aver diviso la sua vicenda in due metà non ben concomitanti, ma capaci però di dare al tutto un qualche rilievo plastico. Sono curioso con me stesso per vedere come mi verrà fuori la classifica finale dei concorrenti allo Strega.
Veronica Galletta, NIna sull’argine, Minimum fax, pp. 219, euro 16.