Letteratura

Black Tulips

Non ero stato molo favorevole nel giudizio dato a Works, penultima opera uscita di Vitaliano Trevisan prima della sua scomparsa, perché non vi avevo riconosciuto quella dimensione di spontanea dissidenza che lo ha accompagnato in ogni altra occasione, sostituita da un opaco diario di fatiche quotidiane in un lavoro ingrato. Invece in questi Black Tulips,che ora escono postumi, ritrovo il meglio delle sue qualità, da viaggiatore illuminato, sempre efficace nel caratterizzare le strade battute, quasi come un Barilli dei nostri giorni (posso ben spendere un simile riferimento, dato che non ho nessun legame di parentela con lo scrittore- musicista, anche se l’omonimia si spinge fino al nome paterno, anche il mio si chiamava Bruno). Ma forse un riferimento al grande diarista-musicologo è improprio, il nostro Trevisan va ben oltre, nel denunciare  il male di vivere che si riscontra a ogni passo in Nigeria e in altri dissestati paesi africani. Il riferimento si può spingere fino a Céline, di cui Trevisan adotta con piena adesione l’”io di merda”, nell’immergersi con delizia e strazio in una serie infinita di alberghi equivoci, da ricordare quelli “a zero stelle” evocati in un romanzo di Tommaso Pincio. E’ una cronaca fitta, incalzante,  parossistica di stanze mal areate, dotate di una biancheria dubbia, di dotazioni igieniche ugualmente periclitanti, quasi inesistenti. Tutto ciò in compagnia di prostitute, che vengono assunte come sorelle  in una simile quotidiana immersione nella miseria, nella rinuncia a ogni decoro, come assumere una croce gravosa e reggerla, portarla in un amaro, sconfortante pellegrinaggio. Il black, come nel titolo, domina queste pagine, le condanna a una cronaca dell’orrore quotidiano. E non basta neppure scongiurare da sé l’amaro calice, attribuendolo unicamente a un’Africa nera degradata, vittima di ogni possibile ingiustizia. Il protagonista si porta dietro il medesimo orrore, la medesima perizia nel condurre cronache in nero, quando rientra nel suo Veneto, ma essendovi raggiungo dal fenomeno dell’immigrazione, con la prostituzione in primo luogo a fare la parte del leone, e l’obbligo di riconoscere anche in essa una buona parte di umanità accettabile-  In fondo, l’acutezza del responso deve andare di pari passo con il quoziente di degrado che lo rende possibile, le due componenti si completano reciprocamente, come cospargere di un solvente una materia prima di tentare di farne una copia fedele ed esauriente.

Vitaliano Trevisan, Black Tulips. Einaudi stile libero, pp 226. Euro 17.

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