Ricevo dalla Galleria dell’Accademia di Firenze la fausta notizia che hanno recuperato un busto di Napoleone in marmo di Lorenzo Bartolini. A suo tempo, quando con riverenza quasi mi inginocchiavo in quel luogo di fronte al David di Michelangelo, non mancavo mai di gettare un’occhiata ai gessi mal tenuti di Lorenzo Bartolini, in definitiva il secondo per grandezza dei nostri scultori del primo Ottocento, anche se di natura del tutto opposta a quella del Canova. Intimo, domestico, familiare, quanto l’altro era solenne, ieratico, monumentale, Non fa certo eccezione il tema napoleonico, di cui Canova ha dato immagini “sublimi”, a gara col David, invece Bartolini ce lo rappresenta come una specie di bamboccione, non ancora sfuggito al nido familiare, quasi da scolaretto delle elementari, Vengono in mente le foto recuperate da personaggi in seguito divenuti famosi, il che li ha indotti a rivedere la propria immagine, a nobilitarla, a renderla più imponente, Non so se il condottiero corso abbia mai visto quel ritratti dovuto al Bartolini, ma certo non se ne sarebbe rallegrato, anzi, lo avrebbe censurato, rinnegato, come indegno rispetto alla grandeur in seguito conseguita, anche se ovviamente non ha mai potuto porre rimedio alla sua statura non troppo slanciata, affidandosi per miglioramenti alla piaggeria dei suoi interpreti ufficiali, proprio come oggi fanno le persone investite da successo che cercano in ogni modo di rialzare la propria presenza, Invece Bartolini anche in questo caso resta fedele al proprio stile, questo Napoleone in definitiva è il fratello minore dell’adolescente che nel più noto capolavoro dell’artista si inginocchia in preghiera manifestando una devota fiducia in Dio. Qui Napoleone ne appare il degno fratello, come un chierichetto pronto a servire messa, Evviva la coerenza stilistica, virtù propria degli artisti autentici, come