Buttarsi sui racconti, per un narratore, è una tentazione e anche un rischio. Per un verso, si sente stimolato alla massima libertà, come un artista visivo in fase di bozzettismo, senza l’obbligo di “finire”. Ma per un altro verso proprio questa larghezza di possibilità può anche causare una dissipazione. Forse è come istituire un ufficio progettazione per il futuro su cui converrà ritornare con più calma, ed è pure una sorta di recupero museale del meglio della propria produzione passata. Agito tra me e me queste riflessioni a proposito della nutrita serie di racconti che Roberto Barbolini ci presenta col titolo “Il maiale e lo sciamano”. Un titolo che a ben pensarci è già per se stesso riassuntivo del suo intero universo. Il maiale sta a significare la parte bassa di stretto contatto con tutti i fattori materiali, a cominciare dal cibo, dalle occasioni di fare bisboccia, di avvoltolarsi, nel fango, proprio come i suini. Lo sciamano invece riassume in sé tutte le occasioni di incontro con una dimensione superiore che non mancano ai vari protagonisti mentre si avvoltolano nelle brutture della vita, ma sempre con una andata e un ritorno, se cioè si annuncia una qualche presenza superiore, si può star sicuri che l’autore provvede abbastanza presto a ridurla all’ordine. Se ne vuole un caso lampante? In un racconto del passato Barbolini ci ha detto che perfino Dracula in persona, cioè l’attore che meglio lo ha impersonato, Christopher Lee, si è spinto fino a Modena, per un legame di parentela con persone di quella città. Ho pronunciato il nome dell’entità che, se non sbaglio, non viene mai nominata in questi racconti, ma che pure è l’epicentro di tutto il mondo del Nostro, per la sua bassezza materiale, proprio da suino che si rotola nel fango, si compiace di quanto sta in basso, ma poi è sempre alle prese con qualche arcano, con qualche avventura di alto bordo. Se non sbaglio è stato Cesare Garboli a fare per il nostro autore il nome del tutto opportuno di Delfini, che lo ha anticipato proprio in una simile miscela di alto e basso. In definitiva, sappiamo che una delle imprese più esilaranti di questo precursore è stata di battersi per la tesi che uno dei capolavori di Stendhal, la Certosa di Parma, sarebbe da emendare sostituendole il nome della città della Ghirlandina, Ecco un obiettivo che potrebbe piacere anche a Barbolini, e che del resto lui realizza in tanti di questi racconti ancipiti, con i piedi beni in basso ma la testa in alto, a captare venti più favorevoli, Oltretutto, questa varietà di toni, misure, accenti gli permette di non muoversi solo nel presente, ma di aprire anche il capitolo delle memorie, però, niente paura, esso non è fatto di languori, di dolcezze svenevoli, ma riporta gli stessi accenti duri, soprattutto se si rivolge agli anni della guerra, e ancor prima del fascismo, con i due fronti che si combattevano anche nel natio borgo selvaggio, senza esclusione di colpi. Ma rimaniamo alla similitudine di carattere gastronomico, che mi sembra sempre la più azzeccata a contrassegnare un mondo di questa natura. In fondo, è come se fossimo invitati a una serie enorme, inarrestabile, di antipasti, o al contrario di pasticcini e dolcetti, a conclusione di un pasto abbondante, i quali, come ben si sa, possono anche essere fatti con avanzi, con residui di pasti precedenti, Una allegra, sbrigliata, incontenibile offerta, anche se poi il commensale si chiede se qualcosa di più corposo potrà seguire, Sono sicuro che anche Barbolini procederà in questo senso, e che a una prossima uscita sceglierà tra tanta abbondanza di offerte a quale di esse dare un corpo più vasto e più strutturato. Anche perché, ma qui tocchiamo un terreno minato e perfino colpevole, proprio come potrebbe succedere in una rassegna dedicata a degli chef stellati, i premi letterari non concedono molto ad antipasti e dessert, vogliono piatti pieni e magari ridondanti. Ne sa qualcosa un talento come Covacich che ha perso a uno Strega in cui si era presentato con magnifici racconti, ma gli hanno preferito un Lagioia, benché pesante e indigesto, ma impacchettato in un corposo romanzo. Anche il nostro Barbolini è ormai maturo per uno Strega, ma per avere buone probabilità dovrà scegliere tra questa ridda di proposte, per quanto golose e appetibili.
Roberto Barbolini, Il maiale e lo sciamano, La nave di Teseo, pp. 381, euro 15.