La milanese Galleria Invernizzi annuncia una mostra dedicata a Rodolfo Aricò (1930-2002) per il prossimo settembre. Mi sono occupato molte volte di questo artista, ma vale la pena riparlarne, per il coraggio che ha avuto di districarsi, sul finire dei ‘50, da una situazione ambigua quale era il realismo esistenzialista patrocinato dal critico Kaisserlian, che non riusciva a costituire una vera via d’uscita dall’Informale. Aricò, dopo qualche indugio, aveva capito che il nuovo stava nelle soluzioni di un geometrismo essenziale che, a Milano, erano coltivate da Castellani e Bonalumi, e a Roma da Lo Savio, Carrino e Uncini, in un anticipo sulle statunitensi strutture primarie o minimaliste. Il tratto caratteristico di Aricò era di coltivare situazioni di questo tipo riuscendo a sostare ambiguamente tra le due e le tre dimensioni, quasi acquattando sulla parete i suoi corpi, come dei canotti gonfiati, ma solo fino a un certo punto, in modo da non sporgere troppo dal muro. Ma soprattutto, a differenza dei suoi concorrenti che ho nominato sopra, egli aveva il coraggio del colore, certi gialli e blu, magari spinti fino al cattivo gusto. E poi proprio la leggerezza di questi suoi “gonfiabili” ne permetteva una presentazione molto varia, talvolta associandoli tra loro, quasi a costituire dei catamarani, ma agganciati alla superficie, comunque in una architettura mobile, tra il vedi e il non vedi, in un repertorio sempre cangiante, irrequieto, vivace.
Se qualche mio lettore, ammesso che ce ne siano, non vuole aspettare fino al prossimo settembre, può già recarsi nella medesima Galleria Invernizzi ad ammirare le prestazioni del francese Michel Verjux, che dopotutto hanno qualche vicinanza con Aricò, dato che pure nel suo caso si tratta di una geometria illusoria, nata per incanto da proiezioni luminose che si ritagliano sulle pareti degli spazi virtuali, animati da curvature, bombature, curvature, il tutto, anche qui, in una dimensione virtuale, ingannevole, ma redatta, a differenza dei corpi aerei di Aricò, in un bianco candido, immateriale e trasparente.
Milano, Galleria Invernizzi, Michel Verjux fino al 17 luglio. Rodolfo Aricò, dal 15 settembre.