Attualità

Angelita

Angelita

Confesso che su di me ha sempre avuto un notevole fascino la canzone “Ti saresti chiamata Angelita” con cui pare che gli Alleati sbarcati ad Anzio rimpiangessero una loro mascotte, una ragazzina uccisa in quei tragici eventi. Da qui la canzoncina nostalgica e amorevole, che in qualche modo suona di compenso degli orrori che erano avvenuti poco prima attorno a  Montecassino, e ben presto ci sarebbero state le turpi “marocchinate”, cioè gli stupri che le forse francesi occupanti il nostro Paese, con in prima linea i coloniali, hanno praticato in larga misura su tante Angelite, non si sa se più  fortunate o meno del loro prototipo. Meglio perdere la vita o subire uno stupro violento, che d’altra parte era un modo certamente incongruo di abbreviare tempi e riti della pubertà? Per saperne qualcosa, basta rivolgersi alla Ciociara di Moravia. Si può intendere quindi la mia meraviglia nello scoprire che quella stessa  canzoncina ha fatto presa nell’immaginaria di una delle nostre migliori poetesse, Rosaria Lo Russo, che le ha dedicato una composizione, in bilico tra poesia e creazione musicale, con l’aiuto di qualche esperto, dove le parole della canzone risuonano a diverse distanze e varie tonalità, come un leit motiv sapientemente ripreso, e mescolato a espressioni similari, quasi per avvolgere la ragazzina in un coro di echi fatti su misura, accumulando attorno a lei i versetti di altre canzoni dedicate alla prima pubertà, tra cui il lamento della fanciulla che non riceve doni dalla madre, troppo intenta ad acquistare solo profumi per sé. E in effetti la guerra crudele avvolgeva la povera Angelita in una  nube di spari, uno dei quali le sarebbe risultato fatale. Ma altri avranno ricevuto, come me, la registrazione sonora di questa insolita opera della Lo Russo, quindi non mi resta che invitarli a sentirsi risuonare, o sussurrare come un dolce bisbiglio, queste sapienti variazioni sul motivo.

Standard