Andrea Inglese è una mia vecchia conoscenza, infatti si era presentato nel 2011 a RicercaBO, l’appuntamento bolognese che aveva dato seguito all’altro, di Reggio Emilia, intitolato a RicercaRE, e forse meno fortunato, a livello di narrativa, ma molto fertile, in campo di poesia, come del resto è consuetudine nella nostra letteratura contemporanea, dove la poesia arriva sempre per prima agli appuntamenti che contano, e con più forza. In quel momento, poi, era emerso una specie di “en plein”, la cosiddetta “Prosa in prosa”, tenuta a battesimo, tra gli altri, da Marco Giovenale, ottimo fornitore di validi testi poetici, co-curatore dell’antologia uscita proprio con quel binomio appena due anni prima. Chi vuole, andando su Google e digitando sia Ricercabo, sia l’anno, 2011, sia il nome di Inglese, può riascoltare come fosse stato presente in quel momento la lettura di un brano di Inglese ispirato a quella linea poetica, e pure un mio commento in cui difendevo i buoni diritti della prosa di sottrarsi alla tirannia della trama, del racconto per filo e per segno, ma di saltabeccare libero da un capo all’altro di una tastiera di temi, e a comprova di un diritto del genere menzionavo i grandi casi di D’Annunzio e di Marinetti. Ora Inglese sembra non voler restare fedele a quella linea troppo avanzata e sperimentale, potrebbe farlo supporre il titolo di una robusta prova, uscita col titolo “La vita adulta”, come dire che il giovanotto ha messo la testa a posto, e scende in campo con un prodotto narrativo “come si deve”, affidato a un protagonista che si chiama Tommaso, a cui vengono affibbiate tante delle vicende che oggi costituiscono una specie di “main stream” in numerosi romanzi, dove cioè l’eroe della storia è alle prese con questioni familiari, fedeltà o meno alla moglie, come crescere il figlio, rapporti difficili con “parenti serpenti”, insomma, come tirare avanti nella vita di relazione. Lo stesso si può dire per una specie di deuteragonista, che si chiama Nina e sembra battere acque territoriali del tutto estranee a quelle dell’altro personaggio, anche in questo caso con tanti casi di ordinaria amministrazione, vita sessuale spregiudicata e gremita di incontri, scalata nel mondo del lavoro, con tutti i problemi che su questa strada si presentano alle donne, eccetera. Ma allora, Inglese ha proprio tradito la sua impostazione sperimentale di partenza? Non proprio, perché intanto frammenta i due percorsi in tanti capitoletti, proprio per tenersi le mani libere, per non assoggettare troppo le sue creature a certi profili prestabiliti. In fondo, alcune parole che si colgono alla p. 323 dell’opera denunciano una fedeltà al vecchio assunto, quando Tommaso, di sé e delle sue peripezie, dichiara di essere “sfasato e in cerca di vie di fuga”, fra l’altro andando a pescarle nell’ambito delle avanguardie artistiche, che per loro natura agevolano, o addirittura rendono obbligatorie le trasgressioni. Insomma, la routine di una narrazione troppo normale, condotta per filo e per segno, è solo una maschera, una simulazione. E altrettanto si può ripetere anche sul versante di Nina. Però, il giudizio di un commentatore come lo scrivente è che la finzione, la simulazione di un raccontare “come si deve” forse ora è intrattenuta un po’ troppo a lungo. Succede come in una corsa in auto dove è previsto che a un certo punto l’autista freni, interrompa il ritmo travolgente, salti fuori dall’abitacolo per salvarsi, ma la frenata può ritardare un po’ troppo ad arrivare, e allora lo spericolato conducente può essere travolto suo malgrado nella corsa non ben controllata. Naturalmente è chiaro fin dal primo momento a un lettore avvertito che i due eroi di questi percorsi paralleli sono destinati a incontrarsi, ma si pone pure l’interrogativo, a quando il fatale incontro, e in che modo si effettuerà, e non sarà troppo tardi?
Andrea Inglese, La vita adulta, Ponte alle Grazie, pp. 360, euro 16,80.