Ricevo, per via strana, da una condomina di dove sto trascorrendo le vacanze estive, tre volumi di sua figlia, di cui due di narrativa. Comincio dal primo apparso di questi, Caterina Bonvicini, di anni48, L’equilibtio degli squali,che mi sembra valido, degno di entrare in qualche rinomata cinquina. Coraggioso il riferimento a scene esotiche di caccia agli squali, vissute da vicino, in cronaca diretta, affidata al padre della protagonista, di nome Sofia, che però, proprio a causa di questa curiosa passione paterna risulta alquanto trascurata, anche perché la madre è debole, fino a togliersi la vita. Sofia si difende come può, nel nostro agone, adottando la formula della vita aperta, pronta a trascorrere da un amore all’altro, e così sfilano i vari Nicola, Arturo, Marcello, ma portandosi dietro i relativi traumi, che non riescono certo a equilibrare sulla bilancia dei valori esistenziali la condotta brutale, ma tanto vitale, di quel genitore impenitente, che invano cerca un equilibrio a contatto con la brutalità degli squali. Un momento di grande tensione è quando Sofia stessa medita il suicidio, e ce ne dà una cronaca esatta, quasi da temere il colpo di scena di un romanzo che si estingue per cessazione della protagonista. Ma poi no, Sofia si salva all’ultimo momento, e ricomincia il gioco di bilanciamento tra i vari drammi dell’esistenza, amori presenti e lontani, sempre con quel polo paterno immaginario ma nello stesso tempo invitante. Ho ricevuto pure un suo secondo romanzo, Fancy Red, che però si perde in una intricata trama di gioielli, tra storie di furti, ritrovamenti, tentativi di acquisto, in modi confusi e anche con passaggi oscuri. Alla Bonvicini si deve anche una cronaca di un viaggio il cui fine è ben indicato nel titolo stesso, Mediterraneo. A bordo di navi umanitarie, Einaudi, 2018.
Caterina Bonvicini, L’equilibrio degli squali, Oscar Mondadori, pp. 235, 2008.