Ho molto apprezzato l’opera prima di Riccardo Gazzaniga, vincitore di un Premio Calvino in una edizione in cui ho avuto il piacere di essere presente nella giuria, e anche di stringere un vincolo di intensa amicizia con Mario Ugo Marchetti, allora il principale coordinatore del comitato di lettura, ora assurto alla Presidenza, e pronto a darmi indicazioni preziose per le selezioni che ogni anno faccio in vista di RicercaBO. A quel primo frutto di Gazzaniga, “A viso coperto”, ho dedicato un pollice positivo sull’”Immaginazione”, invitandolo anche a venirlo a presentare in una riunione annuale che tengo a Cortina d’Ampezzo. Ecco ora un suo secondo frutto, “Non devi dirlo a nessuno”, dove beninteso ha capito che doveva prendere le distanze rispetto ai temi che avevano reso molto apprezzato il suo precedente intento, dedicato a una cronaca scrupolosa degli scontri tra le forze dell’ordine e le tifoserie arrabbiate degli ultras. Ora si è spostato su un mondo di ragazzini al limite della pubertà, e su un “piccolo mondo antico” di provincia, una località Lamon, che non so se esista davvero o sia immaginaria. Ma ritroviamo le stesse doti di pulizia, di narrazione meticolosa, del tutto intonata all’universo di protagonisti alle prese con i primi amori, con conflitti di famiglia, con lotte per il primato tra i compagni di vita e di gioco. Col rischio, del resto presente anche nell’opera precedente, che il tutto si afflosci in una certa piattezza. Ma l’Autore non è dimentico della capacità di mettere in tensione questa serie di vicende minute. Allora era l’adrenalina degli scontri, qui è un mistero all’altezza dell’universo di questi ragazzini, che si muovono con totale agio nell’ambito della cittadina dove risiedono, ma sentono il mistero che incombe appena al di fuori, nelle tenebre di un bosco in cui trovano posto leggende e incubi dell’infanzia, come la presenza di un essere barbarico e mostruoso che avrebbe soppresso uno di loro. Questa minaccia non preoccupa l’ardito protagonista, Luca, che osa superare la barriera della sicurezza, inoltrarsi in quelle tenebre, fino a vederle nuovamente abitate da una presenza mostruosa, che però lascia cadere le tentazioni del “phantasy” per prendere un volto di attualità. Infatti ora l’insidia viene da una auto nera di grossa cilindrata che non lascia intravedere l’ignoto conducente. In fondo, Gazzaniga non dimentica di essere, o di essere stato, un poliziotto, e dunque le maglie di un intrigo poliziesco calano sulla vicenda. Lasciando addirittura supporre al nostro Luca che perfino nel padre si celi qualche aspetto sfuggente. Ed è proprio così, sul genitore, che ha causato la morte del congiunto di un pericoloso bandito, incombe la volontà di vendetta di quest’ultimo. Ma allora le auto misteriose diventano due, dato che il padre minacciato viene messo sotto scorta. La trama si complica, in un duetto tra l’auto del bene e quella del male, che non è facile distinguere tra loro. Poi, un sospiro di sollievo, pare che il nemico, il bandito evaso in vena di trarre vendetta contro chi l’ha perseguitato, se ne sia andato, il panorama si rasserena, resta in ballo solo un’auto, benefica e rassicurante Ma no, l’insidia non è affatto cessata, anzi, si ripresenta, e diviene catastrofica, il bandito balza in scena e passa all’azione, scambia Luca con un suo coetaneo che fredda brutalmente. Questa aggressione, però, conferisce al nostro eroe in erba un supplemento di energia, fino a impossessarsi dell’arma omicida e a sopprimere con questa lo spietato assassino. Ma è lui ad aver agito, o non piuttosto il personaggio leggendario, il burbero benefico della foresta? Abilmente, il nostro autore non scioglie il nodo, le due piste scorrono in parallelo, da un lato c’è il fatto di cronaca nera in tutta la sua crudezza, dall’altro un riemergere di miti, di favole del buon tempo antico, ultima concessione dell’infanzia alla propria età prima di inoltrarsi in quella degli adulti.
Riccardo Gazzaniga, Non devi dirlo a nessuno, Einaudi stile libero, pp. 246, euro 17,50.