Attualità

Domenicale 6-12-15

Questa domenica è il caso di parlare del problema dell’inquinamento atmosferico e del rischio che la temperatura media annuale del pianeta continui a crescere con relativa liquefazione dei ghiacci e innalzamento del livello del mare. Ritengo che la questione si debba dividere in due parti. L’inquinamento è senza dubbio un male, è evidente quanto sia nocivo per la popolazione di certe megalopoli, soprattutto del Terzo mondo, vivere in una coltre mefitica di gas, polveri sottili e quant’altro, tanto da dover circolare, per esempio per le vie di Pechino, col volto protetto da maschere. Ridurre le emissioni, provenienti da idrocarburi e peggio ancora da carbone e altri elementi fossili o vegetali, è un dovere incombente cui nessun paese si può sottrarre. Anche per la buona ragione che i vari giacimenti non potranno essere eterni, prima o poi si esauriranno, quindi dobbiamo cominciare a coniugare il giovevole col necessario, studiare cioè il ricorso a fonti energetiche alternative. Qui però cominciano a profilarsi gli idola, non so bene se tribus o fori o che altro, contro cui conviene reagire. Non ci si venga a dire che in sostituzione di carbone e petrolio basterà far intervenire le energie solari o eoliche, dovremo fare un ricorso sistematico all’energia elettrica prodotta artificialmente, con la conseguente esigenza di riuscire a procurarcela in quantità abbondante. A tale fine dovremo fare ricorso alle centrali termonucleari, magari nella speranza che il loro uso divenga sempre più controllabile e sicuro, o che addirittura ai procedimenti di fissione dell’atomo si sostituiscano quelli di fusione, attorno a cui i vari laboratori scientifici di ogni parte del globo si stanno affaticando. L’umanità sa bene che ogni ricorso a risorse naturali implica un prezzo da pagare, pensiamo alle infinite catastrofi avvenute nelle miniere o a causa di petroliere naufragate, quindi è pure inevitabile mettere in conto qualche fall out provocato da centrali nucleari, ma con la speranza che rischi del genere si facciano via via più esigui. Questa, comunque, contro l’inquinamento nelle notre città, è una battaglia giusta da sostenere.
Ma non si venga a dire che le emissioni mettono in forse l’equilibrio geofisico della terra, o almeno, si consulti il parere degli esperti, si leggano le statistiche, ci si ricordi perfino del migliore degli annunciatori di previsioni atmosferiche, il colonnello Bernacca, che ci ammoniva che prima di diagnosticare drammatici mutamenti climatici bisogna consultare il lungo periodo, non arrendersi all’andamento di poche annate. Solo qualche decennio fa avevamo lanciato l’allarme delle alghe straripanti nei nostri mari, sospettandone la causa nell’inquinamento provocato dalle industrie della Val Padana. Poi si è scoperto che il fenomeno nell’Adriatico esisteva già e veniva denunciato nell’Ottocento, mentre oggi non se ne parla più, non credo a seguito di un rinsavimento delle nostre aziende, ma semplicemente per un mutamento dei cicli termici. In complesso, la terra è ben fatta, capace di resistere a mille offese, del resto noi, con tutte la nostra barbarie e aggressività, riusciamo appena a pizzicane la superficie con colpi di spillo. Delle bombolette spray e del loro ozono si potrebbe riprendere il detto manzoniano: “povero untorello, non sarai tu a spiantare Milano”.

Standard