Binga e l’IA
Tommaso Binga è il nome d’arte assunto da un uno pseudonimo infantile, poi più nota come moglie di Filiberto Mema, sopotravvissuta a lui (1931), ma diversissima. Quanto Menna era tetragono nella difesa della sua linea “analitica”, con cui io stesso ho avuto negli anni garbate polemiche, altrettanto lei era umorosa e stravagante. La ricordo soprattutto per l’invenzione del confessore automatico, in cui aveva inventato una macchina che sostituiva un confessionale, chiedendo a chi si presentava con voce stereotipata, appunto da IA prima del tempo, da quanto tempo non si confessava e poi via di seguito le varie domande stereotipate. Era un numero di eccezionale comicità, tanto che mi era venuta l’idea di mutarmi in un piccolo impresario e di metterle alle costole altri spiriti come lei irregolari e comici, in uno spettacolo da mandare in giro per l’Italia, ma questo è stato uno dei miei tanti fallimenti. Stranamente non l’ho mai invitata alle Settimane della performance, forse perché la sua prestazione era troppo luna e insomma meritava una attenzione particolare. Ora, morto da tempo il consorte, credo che spetti a lei mandare avanti la Fondazione che giustamente li ricorda.