Protesto, con tutta la forza di cui può essere capace questo mio mezzo semiclandestino, contro l’assoluzione che ha scagionato di recente Erri De Luca. Tanto per cominciare, l’ho sempre considerato un cattivo narratore, succube di una napoletudine non rinnovata ma tributaria di vecchi miti e convenzioni, per questo aspetto lontana dai prodotti confezionati in base a canoni più efficaci da autori quali Lanzetta e Ferrandino. Ma venendo al piano giuridico, quella di De Luca avverso all’alta velocità in Val di Susa non è stata l’estrinsecazione di un’opinione, ovviamente sia lui come chiunque altro sarebbe libero di insistere, fatti, dati o altro alla mano, che una certa operazione è nociva e improduttiva. De Luca ha fatto ben altro, ha istigato interventi violenti contro delibere prese a livello ufficiale da nostri organi nazionali, e trovo addirittura caricaturale, blasfemo, che lui si richiami al diritto di resistenza sull’esempio di Gandhi e di Mandela. Quegli alti personaggi invitavano alla rivolta contro forme di colonialismo repressivo e spietato, e in quel caso ogni reazione era più che legittima, mentre il Nostro, vittima di una sbornia narcisista, si arroga il diritto di predicare atti di violenza contro provvedimenti ufficiali. Ci stava bene pertanto una condanna, seppure con la condizionale.
Tra altri fatti del giorno, mi sento di inserire un nuovo commento rispetto alle delibere della Consulta. In quel consesso qualcuno vuole male a Renzi, ovvero appartiene alla categoria dei “gufi”, a cominciare dal presidente di quell’organo, che non pare proprio essere stato al di sopra delle parti quando ha compromesso il bilancio dello stato imponendo la corresponsione totale degli adeguamenti pensionistici per gli impiegati statali. Ora mi sembra palese che la legge Severino provoca una discriminazione tra i nostri cittadini, per il fatto che agli amministratori di enti locali basta una condanna di primo grado per essere esonerati dai loro uffici, mentre per applicare quel medesimo provvedimento ai membri del parlamento bisogna attendere una condanna definitiva, giunta al terzo grado dell’iter processuale. Come si giustifica questa imparità di trattamento? Come si sa, la cosa non colpisce più il sindaco di Napoli De Magistris, in quanto uscito prosciolto al secondo grado processuale, mentre minaccia il De Luca presidente della Regione Campania su cui Renzi, magari obtorto collo, ha puntato, e infatti i soliti gufi, con la Bindi in testa, sono pronti a gioire nel vedere confermata questa pronuncia, benché discriminatoria, della Consulta.
Infine, qualche commento va pure rivolto all’untuoso e conformista ossequio che la stampa rivolge al papa Francesco, sull’aria di “santo subito”, come già si faceva a maggior ragione nel caso di papa Wojtyla. Alludo alla fuga di notizie di cui si è reso responsabile il cartello di quotidiani Nazione-Carlino-Giorno. E’ difficile che al di sotto di tale annuncio non ci sia un fondo di verità, del resto coincidente con una dichiarazione emessa qualche tempo fa proprio dal Papa, che la sua presenza sul soglio pontificio non sarebbe durata a lungo, nel che starebbe anche l’unica giustificazione all’aver voluto indire il giubileo, in un momento così disastroso per la vita di Roma. Assai dubbia appare la spiegazione dietrologia, che l’insinuazione di una sua malattia sarebbe una bieca manovra dei vescovi partecipanti al Sinodo e ostili alla sua catechesi troppo generosa nei confronti delle famiglie in crisi. Ma poi esiste davvero questa sua apertura, o lo è solo di facciata? Possibile che, nella concezione assolutistica e gerarchica propria della Chiesa di Roma, Francesco non abbia nessun impatto sulla CEI, sui vescovi nostrani, i quali si sono dichiarati, non contro il matrimonio tra partner omosessuali, il che sarebbe del tutto rispondente all’insegnamento della Chiesa, ma perfino contro la concessione della parità di diritti legali? Un brutto gesto avverso alla tolleranza e al rispetto dei problemi umani. Inoltre, se dietro le notizie di problemi di salute del Papa, non c’è proprio nulla, perché non sporgere querela contro chi le ha emesse? Se invece ci fosse qualcosa di vero, è mai possibile che gli organi del Vaticano si producano in menzogne, anche se mosse da una qualche ragion si stato? E non sta in ciò una ulteriore pericolosa differenza tra gli organi chiesastici e quelli degli stati laici, i quali sono tenuti a fare chiarezza sullo stato di salute dei loro leader?