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Gentileschi e Van Dyck

Gentileschi e Van Dyck

   Le Gallerie d’Italia di Torino presentano una insolita coppia, opere di Orazio Gentileschi e di Antoni Van Dyck, molto disparate tra loro, anche negli anni, l’italiano era nato nel 1563, addirittura prima del Caravaggio, ma ho sempre trovato che è stato l’unico a  darci dei dipinti, nel primo decennio del Seicento, paragonabili a quelli del Merisi appena giunto a Roma, solidi, compatti, prima che il caravaggismo diventasse nei seguaci una moda carica di sbattimenti di luce e di chiaroscuri.  Qualcuno dice che l’opera qui in oggetto una Madonna con Bambino, potrebbe essere della figlia Artemisia, ma troppo presto perché sia possibile

attribuirgliela, ma certamente la pittrice deve al padre la medesima fermezza di tratto di cui ha dato prova nelle sue prime povere. Dal padre  insomma deve sia lo stile sia quel brutto impiccio con il collega paterno che l’ha illusa con una proposta matrimoniale, poi scomparendo, come del resto lei stessa e e il padre in seguito hanno dato prove più incerte. Al confronto Van Dych, nato più tardi (1599) è artista più grande, degno allievo di Rubens, capace di resistergli a fianco, con la specialità di essere un grande ritrattista, ma forte anche nelle scene di gruppo. Con il curioso destino di finire entrambi questi artisti in Inghilterra, ma non c’è da meravigliarsi  perché il regno di Gran Bretagna fino al Settecento non seppe  produrre nulla di notevole e doveva limitarsi a invitare pittori dall’Europa continentale, Italiani e Fiamminghi

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