Gudo Reni a Bologna
La pinacoteca di Bologna dedica a uno dei suoi principali ospiti un’ampia retrospettiva dal titolo in definitiva non del tutto traditore, come succede tante volte al giorno d’oggi, La favla di Atalnta, dato che il capolavoro assoluto, e quasi simbolo della sua arte, sta proprio nel balletto ad ampie falcate che questa dea sostiene con Ippomene. Tale infatti è il tratto dominante dell’arte del Reni, una grazia leggera da funambolo, che gli merito l’appellativo di Divin Guide in Francia. Il tutto si spiega col fatto che Bologna era sotto il dominio della Chiesa, capitale allora e per tanto tempo ancora dell’arte europea, e i Bolognesi vi arrivavano in via diretta, mentre i rivali di sempre, i Fiorentini che li avevano di gran lunga superati nel ‘400 e ‘500, erano bloccati da barriere doganali, chiusi in una perfezione che stava declinando mentre i rivali bolognesi, al seguito di Annibale, si affermavano a Roma. Ci fu anche una disfida diretta, tra Reni e il Guercino, sul tema dell’Aurora. Quella del promo è tracciata con la sua solita scioltezza e leggerezza, mentre quella del Guercino, allievo di Ludovico Carracci, a sua volta il più vicino al Caravaggio, mostra soprattutto nel manto dei destrieri quale taccia di naturalismo. Anche se poi fu proprio il Guercino ad avvertire che il clima stava mutando e c’era una ripresa di classicismo. Il Reni continuò per la sua via, ben equilibrata tra le due spinte antagoniste,come dimotra bene la mostra ora in attto.
La favola di Atalanta, Bologna, Pinacoteca, fino al 16 febbraio.