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Berte Morisot

Morisot

Neanche a farlo apposta, all’omaggio reso a Mary  Casasatt di cui ho potuto parlare la settimana scorsa  ne fa seguito uno dedicato alla sua omologa, Berhe Morisot, al Palazzo Ducale di Genova, che ne esporrà ben 86 opere, ma dovremo attendere il prossimo ottobre. Gioco d’anticipo data l’opportunità di mettere a confronto queste due figure per tanti aspetti parallele. Devo però confermare il responso dato in precedenza. Tra le due, la più forte è la statunitense, che peraltro svolse la maggior parte della sua carriera proprio a Parigi, ma senza godere di un rapporto particolare con Manet e con gli altri impressionisti, il che forse le permise di essere più autonoma, e di svolgere una pittura di grande forza. Col paradosso che raggiunse davvero esiti degni del grande Manet, mentre la Morisot, al confronto, sembrò godere di maggiori aiuti, in quanto fu davvero legata, anche sentimentalmente, a Manet, o col fratello di lui, ma al confronto dell’altra la sua pittura era meno forte e incisiva, dispersa in una tavolozza fluida, quasi trasparente, quasi pronta a dissolversi nell’aria. I temi delle due erano per gran pare simili, ma mentre la Cassatt riusciva a concentrarli, a irrobustirli, a dare loro forza e rilievo quasi plastici, l’altra invece si disperdeva in una sorta di dissolvenza quasi madreperlacea.  E poi, se per certi versi la sorte fu più favorevole alla Morisot, per altri  questa artista risultò punita da un’esistenza molto più breve, ma anche se avesse potuto vivere qualche anno di più, direi che la sua pittura avrebbe continuato a illanguidirsi e a farsi più trasparente, a un passo quasi dalla cancellazione. Però evidentemente non possiamo essere indovini, pronunciarci su un segmento di vita e di carriera non effettivamente svolti.

Impression Morisot, Genova, Palazzo Ducale, dall’11 ottobre.

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