Gabriel
E’ quasi un miracolo, nei suoi tardi anni Garcìa Màrquez ritrova tutta la sua grandezza e scrive un romanzo pienamente degno del suo passato, Ci vediamo in agosto. Fa tenerezza vedere una pagina riprodotta in facsimile del suo scartafaccio, segnata da cancellature e riscritture ai margini, ma malgrado le esitazioni nella stesura, l’impianto del racconto è fermo e risoluto, vi si allude alla visita che una volta all’anno, appunto in agosto, la protagonista, Anna Magdalena Bach, fa alla tomba della madre, in un povero cimitero di una isola caraibica. La protagonista vive in un paesaggio molto simile, coinvolta in un matrimonio che sembrerebbe ben riuscito, forse troppo, infatti un’intesa in apparenza perfetta col marito non le dà più emozioni, e anche dai figli non vengino apprensioni particolari, se non è per la decisione della figlia di entrare in convento. Quello che conta, quindi, sono i momenti di libertà che Anna Magdalena si prende andando a visitare la tomba della madre, recandole in omaggio un mazzo di gladioli, fiori del tutto estranei all’ambiente caraibico e dunque assai costosi. Evidentemente c’è una identificazione tra madre e figlia, la prima è stata un carattere capriccioso ed errabondo come lei, forse pronto a facili amori fino al limite del mercimonio, o quanto meno è così che la protagonista intende vivere quelle giornate libere dalla routine coniugale, in cui si concede incontri improvvisati con estranei, solo che la attraggano per qualche motivo, e relazioni sessuali affrettate, da consumarsi in hotel sia di buon livello sia modesti e consacrati proprio a soggiorni dozzinali e di breve durata. Naturalmente la nostra Magdalena ha una dignità da preservare, e quindi schiuma di rabbia quando uno di questi amori improvvisati le lascia all’alba una banconota da venti dollari, mal interpretando quell’improvviso cedimento della donna alle sue voglie. Gli incontri sono conditi con abbondanti bevute di alcol, soprattutto sotto forma di cocktails, da cui però la colpevole si riprende al mattino per rientrare nella routine coniugale che la attende in scadenza puntuale come una cambiale. Il fascino del raccolto sta proprio nell’eccezionalità di questi incontri casuali che la protagonista non esita a procurarsi, ricorrendo a ogni astuzia, o manovra abile per procurarsi una camera d’albergo, quale che sia. Ma naturalmente attorno a quella tomba gravano dei misteri, per esempio chi le reca dei gladioli anche quando la figlia non può provvedere di persona al rito? Inoltre a quanto pare l’autore, benché ancora in forma, è stato tormentato circa il finale da assegnare a questa vicenda, esattamente come un suo analogo per potenza e creatività, Hemigway, si è tormentato su come far finire l’Addio alle armi e il suo rapporto con la donna amata. Qui semmai c’è un misterioso rapporto tra madre e figlia, alla fine Magdalena fa disseppellire la madre, constatando che nella toma, come sospettavamo, c’è un suo doppio, un alter ego, e si riporta a casa in un sacco i miseri resti della defunta. O meglio lasciarli a marcire nel silenzio, consolati solo da quell’annuale omaggio, echeggiato da qualche spirito concorde? Questo il mistero, o semplicemente l’interrogativo che la storia si porta dietro, e che l’autore non ha saputo bene come risolvere.
Gabiel Garcìa Màrquez, Ci vediamo in agosto, Mondadori, pp. 117, euro 17,50.