Domenicale 17-12-23 (clima)
Tra i vari idola del nostro tempo, non saprei dire se di tribus o di quale altro genere, ci sta anche la lotta strenua contro il CO2. Per carità, fa certo male respirarlo, come succede in quasi tutte le città del mondo, ma da questo a incolparlo del riscaldamento del pianeta ce ne passa, a mio avviso appartiene alle fake news, esattamente come in altre stagioni si era vista una catastrofe nelle alghe del Mediterraneo, scoprendo poi che queste era già scomparse in pieno Ottocento, dove sarebbe risultato ben difficile darne la colpa a un inquinamento industriale, al momento inesistente. E poi c’era stata la storia amena del buco nell’ozono prodotto addirittura dalle bombolette spray. I mutamenti climatici ci sono eccome, ma molto difficile porvi rimedio con i buoni propositi. Del resto basta sorvolare magari con l’aiuto di droni la foresta amazzonica e altre vaste aree di verde per capire che ce ne vuole, di CO2, per inquinarle in grave misura. Del resto nessuno crede che i paesi arabi vogliano rinunciare alla loro arma prima, il petrolio, a cuor leggero, finché almeno ce ne sarà da estrarre. E dunque, ritorno al mio domenicale della settimana scorsa, bisogna sperare nell’energia nucleare nelle sue nuove forme, più maneggevoli. E lasciamo cadere la barzelletta che il petrolio o altri fossili possano essere sostituiti dalle pale eoliche o dai pannelli solari, buoni per riscaldare la prima colazione ma certo non per far funzionare l’intero parco delle auto e tutte le manifatture energivore del mondo.