Sono stato molto vicino a Roberto Pasini fin da quando, con finanziamento della Regione Emilia-Romagna, frequentavamo Gualtieri e la sezione dedicata in quella città a Ligabue e ad altri primitivi padani, Poi non ho esitato a fargli vincere un dottorato di ricerca. Non sono stato nella commissione che gli ha permesso di ottenere il grado di professore associato in storia dell’arte contemporanea, però ho garantito per lui per farlo chiamare a Verona, dove certamente si è dimostrato ottimo docente, specializzato in molti temi di attualità, dall’Informale a Morandi. E in parallelo conduceva anche una sperimentazione letteraria con novelle brevi ma acute e taglienti, Però anche manifestava una specie di solitudine affettiva, forse derivante da un eccessivo amore paterno, il che gli impediva di prendere fissa dimora a Verona, assoggettandosi a uno sfibrante pendolarismo per cui ogni giorno, fatte con scrupolo le sue lezioni scaligere, rientrava sotto le Due Torri, anche qui però nascondendosi alla vista di quasi tutti. Devo riconoscere che Pasini mi è sempre stato grato di questa mia assistenza morale, invitandomi proprio a Verona a replicare i miei lavori teatrali. Poi, forse proprio questa sua condizione erratica, e certe accuse di condotta sessuale scorretta, lo hanno fatto colpire da provvedimenti disciplinari, contro i quali invece di difendersi, ha preferito dimissionare, e quindi scomparire da tutti i possibili riferimenti, sia abitativi che informatici. Con grande sorpresa ho trovato una sua serie di eccellenti poesie sull’”Immaginazione”, a cui collaboro regolarmente con i due pollici, ma anche la brava direttrice della rivista mi ha ammesso di non avere alcuna valida coordinata per rintracciarlo, però ho ricevuto un volumetto di poesie, L’ape guardiana, pubblicate dallo stesso editore della rivista, poi per posta mi è giunta copia del libello con calorosa dedica, ma sempre nel rifiuto da darmi un qualche recapito. E dunque non posso fargli avere questa mia ennesima dichiarazione di stima, affidata come un messaggio al vento a queste poche righe. Come del resto nel segno della precarietà si pongono pure i suoi versi, dove si celebra il piccolo, di tutti gli insetti possibili, a cominciare dall’ape, ma accompagnata da tutta una famiglia di minuti organismi, che i versi di Pasini inseguono con cura, non esitando a fare ricorso a neologismi per dare consistenza a questo universo del piccolo, del precario, dello sfuggente. Avrei voluto che intervenisse a RicercaBO, ma vi vale la condizione che l’autore venga a leggere i suoi testi, mentre come già detto siamo in presenza di un autore che ha optato, temo irreversibilmente, per l’anonimato, quasi per simpatia con le piccole creature di cui nei suoi versi celebra l’incerta, tremula, precaria esistenza, quasi pretendendo di condividerne le sorti.
Roberto Pasini, L’ape guardiana, Manni, pp. 76.